di Vittorio Lussana #Giustappunto twitter@gaiaitaliacom #TV
C’è un cinema che non ha mai fatto cinema. E c’è una televisione che non ha mai fatto la televisione. Soprattutto negli ultimi decenni, con i reality, i ‘grandi fratelli’, le isole dei famosi e via dicendo. Molti ‘talk show’, in particolare, non svolgono affatto una funzione di servizio e non servono a spiegare la politica ai cittadini. Il loro scopo è ‘gladiatorio’: alimentare un’arena in cui i politici si affrontano come al tempo degli antichi romani. Un totale plebiscito contro il buon gusto, perché è consentito che anche tesi completamente infondate siano poste sul medesimo piano di quelle valide e accertate in base a prove, documenti e fonti adeguate. Non siamo più alla declinazione di un provvedimento sulla base di interpretazioni distinte tra loro, quella liberale, socialista o cattolico-democratica. Al contrario, siamo sprofondati nel campo del mero rigetto di ogni contenuto, al ‘sì’ contro il ‘no’; al ‘sì euro’, ‘no euro’; al ‘sì alla Ue’, ‘no alla Ue’; ‘più Europa’, ‘meno Europa’. Un plebiscito continuo, per l’appunto. Una televisione del genere non serve a nulla, poiché giustificando anche la ‘non notizia’, si producono effetti devastanti. La verità stessa non serve alla tv: non le è per niente utile. E nessuno comprende l’esigenza di un’ormai necessaria difesa del buongusto contro la volgarità. La televisione è una semplice commistione, poiché è sempre stata tributaria del cinema. Ella doveva e voleva essere una forma di cinema privato, una cinematografia più piccola, non un luna park dell’intrattenimento o un circo di clown, funamboli e giocolieri. Una televisione inattuale, che non riesce più a essere ‘televisiva’, che non aiuta a comprendere ciò che sta accadendo, bensì quel che è già accaduto o, peggio, ciò che qualcuno ha voluto che accadesse: la rissa continua, l’insulto, il reato penale eletto a massima forma di trasgressione. Una cruda forma di masturbazione cerebrale. La trasgressione di Antonio Ricci e del suo ‘Drive in’ era antimoralista: il pubblico italiano voleva vedere ‘tette e culi’ e si cercò di accontentarli, poiché esso usciva da interi secoli di repressione sessuale. Nella tv di oggi, invece, la trasgressione è divenuta sinonimo di notizia forzata, generata appositamente per colpire, per colpevolizzare, per stupire diffondendo inquietudine. Come quando gli anarchici ritenevano che, per diffondere la loro causa, si dovesse finire su tutti i giornali commettendo un omicidio politico, oppure mettendo in pratica un attentato. Anche quando quell’attentato poteva deflagrare in un conflitto di proporzioni incontrollabili, come poi accaduto a Sarajevo nell’estate del 1914. Una logica onanista e narcisistica, che si pone al di sotto della stessa pornografia: ecco cosa sta distruggendo la televisione.
(7 dicembre 2019)
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