di Vittorio Lussana #Giustappunto twitter@gaiaitaliacom #Politica
Il non coinvolgimento di Nicola Zingaretti nel nuovo Governo “di estrema sinistra” [sic], è sempre stata una ‘non notizia’. Il segretario nazionale del Partito democratico è anche l’attuale Governatore del Lazio ed è ancora a metà mandato: le sue eventuali dimissioni per andare a ricoprire un ruolo da vicepremier si sarebbero tradotte automaticamente in un nuovo passaggio elettorale regionale, in una realtà, il Lazio, che grazie a Nicola Zingaretti ha superato, in questi anni, una serie di problemi difficilissimi. A cominciare dal terrificante bilancio della Sanità, ripianato già nel 2017 anche se con un certo sacrificio da parte della popolazione laziale, che ha visto la chiusura di alcuni importanti distretti sanitari.
Nicola Zingaretti è un uomo coraggioso: nel Lazio, egli ha intrapreso da tempo una strada molto difficile, che tuttavia il grosso della cittadinanza ha saputo comprendere. Un esempio che dimostra pienamente come la politica non sia affatto una partita di calcio da osservare dagli spalti, dividendosi in tifoserie. Per ciò che riguarda Giuseppi Conte, per giorni ci siamo domandati il motivo di fondo del veto esercitato proprio da Zingaretti sul suo nome: nell’arco di questi 14 mesi, il riconfermato presidente del Consiglio, che all’inizio del suo percorso politico sembrava non comprendere in quale manicomio fosse capitato, ha molto umilmente cominciato a capire molte cose. E la sua professionalità, vivaddio effettiva ed esistente, ha iniziato a ridimensionare le figure dei due vicepremier del governo precedente, sovrastandoli sotto numerosi punti di vista. Non tener conto di questo percorso personale avrebbe significato la conferma di un dato di disattenzione e di scarsa sensibilità cronicamente annidata nella mentalità italiana, dove la meritocrazia viene spesso richiamata a parole, ma quasi mai praticata nei fatti. Numerosi sono i resoconti di funzionari, manager e tecnici di alto livello ai quali sono stati richiesti, in passato, numerosi obiettivi, alcuni dei quali molto complessi, per poi essere allontanati una volta che i risultati sono stati portati ‘a casa’. E una delle frasi più comuni che circola in molti ambienti del nostro Paese, a prescindere dal colore dell’esecutivo in carica, è la seguente: “L’Italia è un Paese decisamente strano…”. E, infatti, lo è. Per la sordità comune e lo scarso interesse verso le vicende personali del nostro prossimo; per un individualismo egoistico, che declina verso la conservazione; per una mentalità statica, che si limita a effettuare fotografie puramente momentanee delle persone, in un’epoca in cui possiamo vedere un film dal telefonino o dal tablet mentre stiamo viaggiando in metropolitana.
Ancora in questi giorni, Matteo Salvini ha accusato Giuseppe Conte di aver voluto questa assurda crisidi governo perché, afferma lui, “tutto era già pronto per un’operazione trasformistica”. In realtà, il sostegno di Donald Trump è arrivato dopo una serie di lunghe e articolate spiegazioni diplomatiche, che gli americani proprio non riuscivano a comprendere, per via dei nostri soliti ‘bizantinismi’ e per le consuete ‘complicazioni all’italiana’, le quali hanno confermato una nostra immagine esterna di persone contorte, stravaganti, molto vivaci ma difficilmente comprensibili. Non c’era nulla di pronto, infatti. E chi dice il contrario mente sapendo di mentire. Salvini non ha ancora compreso che l’intera sua visione di politica estera sminuisce la figura dell’Italia nel contesto internazionale, per puro provincialismo e nient’altro. Ho avuto numerose conferme, in tal senso, in questi ultimi giorni. Speriamo che anche gli italiani lo comprendano presto.
(11 settembre 2019)
©gaiaitalia.com 2019 – diritti riservati, riproduzione vietata