di Ghita Gradita #Televisione twitter@gaiaitaliacom #LaNottedellaTaranta
Ringraziamenti che Le sono dovuti, direttore Freccero, a Lei che è il genio della televisione, sempre rampante e di nuovo sgambettante per quel che l’età e le condizioni permettono, assiso sul trono della direzione di Rai2. Ringraziamenti che giungono a Lei, al quale nulla sfugge, per la scelta – operata da chi sa chi?, ma lei lo saparà chi, no? – di interrompere sul più bello l’ascolto dei brani e la visione degli splendidi balletti de La Notte della Taranta per dare spazio all’inguardabile duo Belen e Stefano De Martino con terzo al seguito – chi era il terzo? – tutti e tre insieme nemmeno in grado di fare una domanda decente, e per le inquadrature delle chiappe danzanti della Belen, che erano naturalmente la cosa più importante della serata.
Altro che omaggio al Salento.
La diretta, direttore Freccero, è stata uno schifo e Rai2 – e lei in testa – dovreste vergognarvene perché la conduzione e le improvvise interruzione del De Martino che in primissimo piano (e a volume tre volte più alto della musica) ci annuncia che zzenzale vuol dire zanzare a noi minus habens che non potevamo arrivarci da soli, noi che siam cretini e che siam costretti a pagare il canone per pagare questa gente che appare in video senza averne né merito né colpa, non hanno avuto altro effetto che spezzare l’incanto di una fusione straordinaria di tradizione millenaria e modernità in una ricerca musicale, armonica e di contenuti che andrebbe apprezzata e non devastata.
Siete riusciti, con la vostra scelta sconsiderata, a distruggere anche l’intro affascinante e suggestiva di una delle canzoni più belle che Elisa abbia mai cantato per spiegarci, a noi che siam deficienti, che la cantante stava cantando in dialetto. Grazie, direttore Freccero. Noi non ce ne saremmo mai accorti.
Grazie per il suo impegno per una Rai2 di qualità, perché se questa è la Rai2 di qualità non si può che migliorare. Certo se il futuro di Rai2 è una sit-com con la Belen e suo marito il De Martino c’è poco da sperare.
(25 agosto 2019)
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