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Al grido di “Ricollocateli in Russia” si delinea l’agire politico del Sindaco leghista di Sassuolo

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di Giancarlo Grassi #Lopinione twitter@modenanewsgaia #Lavoro

 

Nella vicenda vergognosa per i posteri del leghismo salviniano al potere va inserito il solco profondo tra ciò che la poderosa macchina della propaganda del ministro dell’Interno promuove via social  e alla quale gli Italiani, per più di un terzo credono ciecamente, e l’azione di governo, locale o nazionale – con l’eccezione di Zaia in Veneto che, guarda caso, Salvini non ama – e che trova triste e grottesca testimonianza nelle azioni verbali del neosindaco sassolese Gianfrancesco Menani.

La vicenda che copre di ridicolo il neoeletto Sindaco della Gente (dallo slogan elettorale dell’uomo che vede barbari calare sul paesotto nottetempo con grida e violenze selvagge) parte dal fallimento di un’azienda storica del sassolese, certificata nel pomeriggio del 30 luglio 2019, il quale durante l’incontro con la Regione Emilia Romagna, come ha denunciato la CGIL, ha chiesto alla proprietà che i 54 lavoratori che hanno perso il posto vengano “ricollocati in Russia”, dietro l’angolo, a cinque minuti da casa, avendo la proprietà anche un’azienda in territorio ex sovietico.

Non è curioso, non solo politicamente, ma anche umanamente, che un neosindaco leghista eletto da 51 cittadini su 100 e che si è venduto come Sindaco della Gente, di fronte alla chiusura di un’azienda storica del territorio non cerchi soluzioni sul territorio per il territorio ma proponga, probabilmente perché ci crede, di ricollocare lavoratori italiani in territorio straniero? Giustamente, dice un suo collega e sodale, prima gli Italiani.
Non è altrettanto stupefacente che praticamente il 100% della stampa cittadina si limiti alla pubblicazione del comunicato della CGIL senza nemmeno proporre uno straccio di commento ad una proposta non solo inaccettabile e se proprio si vuole usare quel termine, totalmente inaccettabile in termini economici quanto umani? Soprattutto quando, come denuncia la Fiom-Cgil, la proprietà decide di non opporsi al fallimento e di non pagare le retribuzioni arretrate.

Non è certo responsabilità delle politica, di qualunque colore sia, il fallimento di un’azienda. E’ senz’altro responsabilità della politica essere il perno attorno al quale si muove la ricerca di risoluzione dei problemi che un’economia di mercato può provocare ad un’azienda piuttosto che ad un altra. Proposte ridicole sparate a caso attorno a tavoli ufficiale non danno solo l’idea della pochezza di un politico, ma dicono chiarissimamente da quale direzione il disastro proverrà.

 

(31 luglio 2019)

©gaiaitalia.com 2019 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 

 




 

 

 

 

 

 

 




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