di Giovanna Di Rosa #poverinoi twitter@gaiaitaliacom #Italia
Si ha come la sensazione che, ad ogni disgrazia, ad ogni omicidio, ad ogni lutto, ci sia la pretesa che ci si ammanti di un sentimento di lutto condiviso, di dolore profondo, per la scomparsa di qualcuno che non si conosce. Non si può essere addolorati per chi non si conosce, ma sì si può esserlo per l’efferatezza del gesto, per il pensiero di come l’accadimento è avvenuto, per la bruttura di una popolazione che sempre di più cerca l’orgasmo collettivo, nella gioia o nel dolore, perché è divenuta incapace di empatia col proprio vicino. Si è scorati per l’idiozia e la superficialità di gesti che spezzano vite con una facilità disarmante, quasi che la vita non sia sacra in quanto tale.
In questo imbarbarimento, insultateci non c’è problema, molto ha avuto il perenne aizzare i cittadini gli uni contro gli altri, quasi fossero cani da combattimento, che la politica italiana ha utilizzato per creare fazioni, e non cittadini che votano consapevolmente, dal 1994 in poi. Il risultato è la società di oggi: una società che si lascia andare al dolore collettivo via strumenti elettronici, che applaude ai funerali, incapace di raccogliersi e farsi domande su di sé al di là di quella che sembra essere la sua catarsi da like, analfabeta funzionale, impotente di fronte ad un documento ufficiale che non è in grado di comprendere, e che rimane insensibile di fronte a frotte di esseri umani lasciati in pasto ai pesci dai ministri che hanno votato, o di fronte alle bombe intelligenti che piovono su case dove vivono famiglie come le loro.
Questo paese che finge commozione per la vittima di un omicidio è un paese ipocrita per il quale non conta chi muore, ma conta chi ammazza che è più o meno colpevole a seconda della nazionalità o del colore della pelle, o ancor peggio della religione; è un paese ipocrita che pubblicamente manifesta il suo R.I.P. certo che almeno un cane che lo legge ci sarà, e poi augura la morte all’avversario politico, alla donna che rifiuta un rapporto sessuale o un invito a cena, alla presidente della Camera che non sopporta o all’editore di questo quotidiano che pubblica liberamente, in un paese dove chiunque è libero, un quotidiano che non le manda a dire.
Un’ipocrisia insopportabile condita col buonismo delle carogne che dividono persino gli assassini, in assassini veri e assassinetti a seconda che siano americani o extracomunitari marocchini (anche gli americano dal punto di vista della legislazione sull’immigrazione dell’Unione Europea sono extracomunitari) veicolata da mezzi d’informazione vergognosi che cavalcano il vincente del momento e che stanno tirando la volata al peggior governo del dopoguerra che si ispira direttamente, e non ne fa mistero, al sovranismo di Putin – giusto ieri il principale avversario politico dello Zar Vladimir è stato ricoverato, dopo l’ennesimo arresto, per sospetto avvelenamento.
Volete davvero un paese così? Siete sulla buona strada. Continuare a fingervi buoni sui social non vi servirà a nulla quando il social che vi orgasma ve lo chiuderanno…
(30 luglio 2019)
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