di Daniele Santi #Stampa twitter@gaiaitaliacom #Sbarchi
Dunque gli sbarchi non ci sono più, anche se continuano. Perché è stato deciso che si deve dire che gli sbarchi non ci sono più. I porti sono chiusi, anche se non è vero. Perché qualcuno ha deciso che ciò che deve passare è che i porti sono chiusi. Anche se i porti continuano ad essere aperti. La stampa, soprattutto quella che deve essere più trasversale possibile, quella dei grandissimi numeri, cosa volete che contiamo noi con le nostre poche migliaia di lettori – che per noi sono numerissimi, grazie! – deve dire che a Lampedusa non si vede un migrante, anche se ne sbarcano una cinquantina al giorno. Così la notizia viene data, e poi scompare, perché si è deciso che gli sbarchi non ci sono più.
Questo dato, inquietante se ci si immagina che cosa possono nascondere ancora, dimostra che la trasparenza, la democrazia, e il diritto all’informazione di cui la classe dirigente di questo paese si riempie la bocca sono balle; così come sono balle quelle che il governo racconta per tagliare le pensioni agli italiani – facendo finta di tagliarle ai deputati e senatori – e le balle sulla crescita, sull’Europa, sulle tasse, sull’euro, sulle coppie omogenitoriali (le uniche che fanno figli e se ne occupano), insomma come le balle su balle di cui ci riempiono la testa dal 2013.
La stampa da parte sua è sempre meno credibile: non scrive di ciò che succede se non attraverso il filtro massificatore del devo piacere al popolino e possibilmente al governicchio; sposa questa o quella tesi a seconda dell’aria che tira, scrive un quarto di ciò che succede a parte qualche sensazionale, in senso strillonesco, titolo con inchiesta che puntualmente è assai più scarna di quanto t’aspetti, invoca trasparenza e non te la dà, è in mano ai grandi gruppi che devono fare i conti coi governi, col mercato e con la grande industria – e con Berlusconi che governa la pubblicità grazie alla sua potentissima concessionaria.
Ne deriva che la stampa come ce la vendono non esiste. Quindi il problema della democrazia in Italia ha molteplici manifestazioni: un governo del popolo la cui metà ha sottoscritto accordi con Putin e la cui altra metà è in mano ad una società privata di cui non si sa nulla; una stampa che – citerò Quino – non pubblica la metà di quello che succede sul serio ed edulcora la metà di quello che succede sul serio, ne deriva quindi che non esiste; e un paese virtuale che combina disastri come se fosse un paese reale sulla vita che pretende di raccontare ai suoi cittadini che sono gli unici a pagare, realmente, il pensiero irreale e sempre più spesso virtuale della sua classe dirigente.
(9 luglio 2019)
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