di Vittorio Lussana #Giustappunto twitter@gaiaitaliacom #Politica
L’Italia sta diventando un Paese sempre più paradossale. Con una parte di questo popolo non è quasi più possibile averci a che fare: più un esponente politico non vale niente e più ne rimane suggestionato. Matteo Salvini, attuale ministro degli Interni e leader della Lega, nei giorni scorsi ha protestato contro la Gip di Agrigento rea di aver scarcerato Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3. Una protesta completamente a torto, sotto il profilo della giurisprudenza corrente. Eppure, la parte più esoterica, trascendentale e superomistica del popolo italiano si è immediatamente unita in difesa del ministro leghista come una falange, facendo ‘volare’ la Lega nei sondaggi. Inutile dimostrare l’infondatezza del parere di Salvini, il quale ha addirittura fatto calare dall’alto una richiesta di espulsione della ragazza tedesca, quasi come fosse un’imposizione dell’esecutivo sul potere giudiziario. Come se lui l’avesse già giudicata e condannata colpevole di quanto accaduto a Lampedusa. Matteo Salvini non è affatto una cattiva persona. Semplicemente, non si rende conto di non aver compreso le mansioni effettive d’indirizzo politico del ministro degli Interni, il quale non è né il capo della Polizia, né può sostituirsi alle competenze e negli ambiti di un magistrato. Ognuno dovrebbe fare il suo mestiere, se veramente si volesse avere ‘titolo’ per entrare nel merito di una vicenda giuridicamente non semplice. Invece, no: la grande massa del piattume moderato e reazionario italiano ha deciso di insorgere in difesa del leader della Lega, come se costui fosse un personaggio mistico, una sorta di eroe infallibile che deve sempre aver ragione a prescindere. Insomma, il Paese è attraversato da un’arroganza e da una serie di atteggiamenti assolutamente irrazionali, oltreché inaccettabili. Salvini, con le sue assurde ‘gimkane’ tra ciò che è lecito e ciò che è irrispettoso nei riguardi del prossimo, è riuscito a resuscitare i peggiori miasmi e le convinzioni più assurde di questo Paese, il quale in realtà sta rischiando un isolamento assolutamente dannoso in Europa e nel mondo. Attenzione: qui non c’è soltanto un intero pezzo d’Italia che non intende capire, che rigetta totalmente ogni contenuto che non gli piace, che non accetta alcuna critica, che si autoavvolge nella retorica più volgare e faziosa: qui stiamo concedendo uno spazio eccessivo a una tipologia di persone che, nella sostanza, reclamano uno stravagante diritto all’impunità, a porre il potere giudiziario sotto il controllo di quello esecutivo, al ‘mors tua vita mea’, all’egoismo narcisistico e autoreferenziale, alla disinformazione attraverso la mistificazione dei fatti. Sta veramente saltando fuori di tutto, in quest’assurda ascesa di Matteo Salvini: una delle ‘pippe’ più clamorose della politica italiana. In linea teorica, sarebbe già incardinabile contro di lui un’accusa per violazione dei diritti umani, oltretutto reiterata, dato che ha disertato 6 delle 7 riunioni del Consiglio d’Europa specificatamente dedicate all’argomento migratorio.
Un membro di Governo che continua ad affermare che un certo problema dev’essere risolto, perché poi non si reca mai nella sede più opportuna per cercare d’individuarne la soluzione?
No. Lui fa esattamente il contrario: più il problema c’è e più lui lo strumentalizza, ovviamente a titolo di propaganda, soffiando sul fuoco dell’odio razziale, che è quanto di più odioso possa esserci in un Paese che, in proporzione, è quello che ha meno immigrati rispetto a tutti gli altri. Per non parlare del fatto che stiamo trattando di un esponente politico che, oggi, si erge a difensore dei nostri confini nazionali quando, solamente fino all’altro ieri, era il più acceso secessionista e localista tra tutti i politici italiani. Uno che, fino a pochissimi anni fa, con la bandiera tricolore ci si sarebbe pulito il ‘fondoschiena’. L’esistenza della questione migratoria torna assai comoda all’attuale ministro dell’Interno, poiché questa non è più una problematica da risolvere, bensì uno strumento da utilizzare per la sua lotta di potere personale. Una logica da autentico opportunista, assolutamente diseducativa verso tutti i cittadini italiani. A cominciare dalle nostre generazioni più giovani, le quali già da qualche tempo tendono a isolarsi e a ragionare individualisticamente dissociandosi persino da se stessi, rifiutando ogni etica di lavoro collettivo, di squadra o di gruppo. L’opportunismo possiede esattamente tali caratteristiche: si approfitta di tutto ciò che torna comodo e, se succede qualcosa, si cerca un ‘capro espiatorio’ su cui far ricadere ogni responsabilità. Ciò anche quando quella ‘colpa’ sarebbe intestabile a più soggetti o a diverse persone. E non si creda che il Movimento 5 Stelle ragioni diversamente: la questione della revoca della concessione ad ‘Autostrade per l’Italia’ ne è un classico esempio: si accusa la società concessionaria di essere l’unica e principale responsabile del crollo di Ponte Morandi, benché la gestione dei lotti autostradali a essa assegnati sia cominciata solamente negli anni ’90 del secolo scorso. E tutta la manutenzione non eseguita nei 3 decenni precedenti? Passano ‘in cavalleria’, signori cari, perché anche così si può ‘fidelizzare’ quella burocrazia, bisognosa di protezione, all’interno di un pachiderma mostruosamente inefficiente come il Mit. In ogni caso, la logica rimane sempre la stessa: quella opportunistica del ‘capro espiatorio’. Tutto ciò dovrebbe dimostrare, una volta per tutte, quali siano sempre state le vere forze giustizialiste di questo Paese e su quale frontiera esse si siano, oggi, posizionate. Si tratta del giustizialismo della destra reazionaria alleatosi con quello ‘facilone’ della sinistra piccolo borghese. Il Governo ‘pentaleghista’ è quello più giustizialista mai andato al potere. E spero che ciò sia chiaro anche ai tanti amici del fronte moderato, i quali, per un intero quarto di secolo, non hanno mai compreso veramente chi fosse il loro vero nemico. Ormai il disegno è chiaro: anche Giuliano Ferrara lo ha capito perfettamente. Eccoli lì, quelli che pensano sempre che, in ogni questione, ci sia sempre qualcuno che è più colpevole degli altri, dando modo ai tanti di sfuggire a ogni responsabilità. Eccoli lì, quelli che pensano che l’esercizio della giustizia debba esser posto sotto il controllo dell’esecutivo. E se così fosse accaduto ai tempi di Castelli, caro ‘nonnino’ del parlamento europeo, col ‘cavolo’ che te la cavavi con 6 mesi di servizi sociali a Cesano Boscone.
(6 luglio 2019)
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