di Vittorio Lussana #Roma twitter@GaiaitaliaRoma #pensieriniromani
E così, Francesco Totti ha deciso di abbandonare la Roma. Per il momento, egli ha deciso di prendersi una vacanza a Ibiza e di perfezionare il suo inglese. Ma di certo, i suoi pensieri di questi giorni sono quelli di un uomo disorientato, che forse ha compreso perché vincere, a Roma, è particolarmente difficile. La ‘piazza’ è quella che è. E l’ambiente pure. Negli anni ’80, ci vollero Niels Liedholm, Dino Viola e Paulo Roberto Falcao, per vincere uno scudetto e qualche Coppa Italia. E negli anni duemila, Fabio Capello, la famiglia Sensi e Francesco Totti, per riuscire a ripetersi. Per fare un vero salto di qualità servirebbe qualcuno di schiettamente aziendalista, capace di prendere decisioni coraggiose. Come quelle compiute da Silvio Berlusconi, quando impose Arrigo Sacchi e il suo rivoluzionario modulo di gioco, per la guida tecnica del Milan. Ma la ‘piazza romana’ non è così: non sgombra mai il ‘tavolo’ con decisioni coraggiose, realmente innovative. Anche Madrid, in Spagna, è la tipica capitale amministrativa stracolma di impiegati, esattamente come Roma. Eppure, là c’è stato – e c’è ancora oggi – un grande Real. Così come a l’Aja, che è la tipica capitale politica dei Paesi Bassi, c’è stato – e c’è ancora oggi – un grande Ajax. A Roma, invece, c’è stata – e c’è ancora oggi – una ‘Rometta’ che, ciclicamente, si ripresenta. Con tutti i suoi difetti di sempre.
(20 giugno 2019)
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