di Giovanna Di Rosa #Politica twitter@gaiaitaliacom #Elezioni2019
Vorremmo aprire questo nostro articolo con una obbligatoria citazione di un post su Twitter di Carlo Calenda, uomo politico il cui apporto all’ottima performance del PD alle Europee, è stato considerevole e che, come al solito, con molta chiarezza ed estrema sintesi fotografa la situaizone:
Qui la questione ineludibile è che il 34% degli elettori hanno votato per una persona che li ha già presi in giro con promesse non mantenute e assenza dal lavoro e sta raccontando una favola autoassolutoria su quanto potremo spendere e quanto conteremo. Questo È il problema vero.
Qui la questione ineludibile è che il 34% degli elettori hanno votato per una persona che li ha già presi in giro con promesse non mantenute e assenza dal lavoro e sta raccontando una favola autoassolutoria su quanto potremo spendere e quanto conteremo. Questo È il problema vero. https://t.co/kmO2GKrLwh
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 28 maggio 2019
Proseguendo vorremmo consigliarvi l’ottimo articolo dell’ottimo Alessandro Paesano che fotografa con intelligenza come funziona quella che chiama “La Psicologia delle Percentuali” e come quindi, la percezione di ciò che si vive, più di ciò che si vive sul serio, porti a determinate scelte piuttosto di altre.
Il post-elezioni in Italia è, almeno da quando sono nata, un trionfo dei trionfi di tutti. Nessuno perde mai, tutti vincono e nessuno fa autocritica. Ho visto, nel corso della mia esistenza, un solo uomo politico dimettersi immediatamente dopo le sue sconfitte: quell’uomo è stato Matteo Renzi. Lo ha fatto con il suo stile, che può piacere o no, ma lo ha fatto. Ed oggi, mentre tutti fanno apologia di loro stessi, nel bene e nel male e si arriva addirittura a sentire Giorgia Meloni che dice che FI e Lega potrebbero governare insieme perché avrebbero i numeri – dimenticandosi scientemente che non sta parlando di elezioni italiane, ma di elezioni europee e che il suo partito tornerà sui livelli di prima non appena si ritornerà a votare per il parlamento italiano – abbiamo uno stillicidio di idiozie, giornalistiche prima che politiche, su ciò che sarà il futuro politico dell’Italia dopo le Europee 2019.
Abbiamo assistito a straordinarie giravolte: nella mattinata del 27 maggio i notiziari di Radio24 parlavano della lenta scomparsa di Forza Italia all’8,8% dei voti; nella mattinata del 28 la stessa voce dalla stessa Radio24 nel notiziario delle 10 come il giorno precedente, parlava della positiva tenuta di Forza Italiana che si posiziona all’8,8%. Cos’è cambiato? Apparentemente nulla. Anzi, proprio nulla. Anche in queste elezioni l’informazione italiana si è prontamente genuflessa alle urne. Proprio nel momento in cui ci sarebbe invece da far aprire gli occhi, contestare, sviscerare, approfondire loro, questi servi del potere istituzionalizzati – e ci riferiamo in generale a certo mondo dell’informazione italiano non certo particolarmente alla radio di confindustria che troviamo essere un eccellente prodotto assai più equilibrato di quanto ci si potrebbe aspettare – saltano il fosso e passano oltre.
Suona così veramente bizzarro che a dire le cose come sono non è l’informazione, ma è un europarlamentare appena eletto con quasi 280mila preferenze come Carlo Calenda: è lui a dire che c’è stato il 34% degli elettori che ha votato per una persona che li ha già presi in giro con promesse non mantenute e assenza dal lavoro e sta raccontando una favola autoassolutoria su quanto potremo spendere e quanto conteremo. Nessuno ha detto nulla di simile con altrettanta chiarezza tra coloro che dovevano dirlo. Nessuno dimostra sufficiente coraggio, in questa Italia di paggi e fanatici di questo o quel partito che vive la politica come un ufficio di collocamento, per dire le cose come stanno.
Persino Matteo Renzi, che come Carlo Calenda non è proprio uno che le manda a dire, saggiamente tace. Non per paura, sono certa. Ma quando tutti commentano con la prima cosa che gli passa per la testa utile ad amicarsi il vincitore pro tempore fino al prossimo vincitore pro tempore che cosa rimane da dire?
(28 maggio 2019)
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