di Giovanna Di Rosa #Lega twitter@gaiaitaliacom #Politica
Quel Matteo Salvini che gridava sgolandosi vaneggiando di etica a Perugia dopo le dimissioni della presidente Catiuscia Marini – pessima figura la polemica sessista di Marini, polemica vecchia e stantìa e poco credibile – dev’essere lo stesso che oggi, insieme al suo partito, ha riconfermato la fiducia al suo sottosegretario Armando Siri, sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e senatore della Lega, indagato dalla procura di Roma per corruzione, anche se è difficile crederlo.
Salvini, è il ministro dell’Interno che ha sdoganato dopo decenni i podestà con un discutibilissimo e praticamente inapplicabile decreto propagandista che non farà che creare ulteriori tensioni e rivalità inutili tra poteri dello stato; ne deriva che egli è lo stesso Salvini si sgola prlando di etica a Perugia, che conferma il suo sottosegretario indagato per mafia, che è lo stesso che parla di legalità e morale.
Le accuse ad Armando Siri sono serie, ma vige naturalmente l’innocenza prima di un’eventuale definitiva condanna che non gli auguriamo, e secondo quanto scrive Repubblica le contestazioni vanno dall’aver caldeggiato degli emendamenti in cambio di una mazzetta da 30 mila euro e intrattenuto frequenti rapporti, tutti da chiarire, con un faccendiere impegnato nel settore dell’energia – Paolo Arata, docente universitario, genovese come Siri, ex deputato di Forza Italia – su cui indagano i magistrati della Direzione antimafia di Palermo e gli investigatori della Dia per i suoi contatti con l’imprenditore Vito Nicastri, il “re” dell’eolico ai domiciliari perché ritenuto vicino all’entourage del superlatitante Matteo Messina Denaro.
Naturalmente il Gatto e la Volpe sono divisi in casa anche su questa questione di nessunissima [sic] importanza, con il garantismo di Di Maio che finisce alle ortiche e l’alleanza [sic] di governo che sta devastando l’economia italiana e la convivenza civile del paese: “Dovrebbe dimettersi”, dice Di Maio.
Salvini sta con il suo guru economico: è Siri, infatti, il suggeritore della flat tax grazie alla quale l’operaio che guadagna 12mila euro pagherà le stesse tasse di uno che guadagna quattro volte di più. Nel frattempo, mentre Salvini dà lezioni di etica e moralità, Toninelli ci va giù pesante e ritira le deleghe a Siri. In qualche modo questo matrimonio contro natura deve pur aver fine.
(18 aprile 2019)
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