di Alessandro Paesano #Rai twitter@gaiaitaliacom #Politica
L’attuale Ad della Rai Fabrizio Salini, designato dal Consiglio dei Ministri su proposta del ministro dell’economia e Finanze Tria ha deciso di chiudere Rai Movie che trasmetteva accanto ai film nuovi anche grandi classici e programmi di approfondimento, e Rai premium dedicata alle fiction. Al posto di Rai Movie ci sarà un nuovo canale, RaiSei dedicata, come La5 o La7d, al pubblico femminile accostata a una RaiQuattro che farà da contraltare al già esistente Rai 4, che assumerà una programmazione al maschile.
Lo riporta il Giornale che ricorda anche i dati di share: nel 2018 RaiMovie in prima serata ha avuto uno share medio dell’1,24% (RaiPremium dell’1,18%) mentre sempre secondo il Giornale il nuovo canale difficilmente supererà l’1%.
RaiMovie e RaiPremium costano, secondo il Giornale, circa un milione di euro all’anno ma incassano 30 milioni di euro in pubblicità.
Per capire la decisione di Salini, che basandosi solamente soldato economico risulta incomprensibile dovremo aspettare la settimana prossima quando è prevista una sua audizione in commissione vigilanza.
Al di là dei soldi (pubblici) questa decisione chiude di fatto l’unico canale in chiaro di cinema generalista che garantiva una programmazione ampia, variegata e pluralista.
La chiusura di Rai Movie lascia la programmazione dei film di esclusivo appannaggio dei canali satellitari (a pagamento) e le piattaforme internet (tipo Netflix) anch’esse a pagamento.
Raimovie nel 2018 ha trasmesso circa 14 titoli al giorno, per un totale di 5150 film trasmessi, dei quali 2481 italiani.
Il Decreto Franceschini impone al servizio pubblico il sostegno al cinema italiano tramite una percentuale garantita di film trasmessi in chiaro. Chiuso Raimovie chi assolverà l’obbligo di legge?
Rimane poi il punto di vista culturale.
Che senso ha differenziare per il sesso del pubblico e non già per generi cinematografici?
Pensare che, per esempio, i film d’amore siano più adatti a un pubblico femminile, non già a quella donna lì, Marisa, della quale conosciamo carattere e gusti cinematografici, ma a tutte le donne, e che, viceversa, per esempio i film d’azione siano più adatti a un pubblico maschile, non già a quell’uomo lì, Mario, del quale conosciamo carattere e gusti cinematografici, ma a tutti gli uomini, oltre a seguire uno stereotipo di genere che il Giornale stesso definisce troglodita (e se se ne accorge anche il Giornale…) ma crea seri problemi di programmazione.
Capolavori quali Ladri di biciclette e Roma città aperta su quali dei due canali verrebbero programmati? O forse non verrebbero programmati affatto?
Questa decisione tradisce una visione del mondo così vecchia da precedere la nostra Repubblica, quando le donne non potevano votare e nemmeno accedere alle professioni perché considerate inferiori.
Un mondo nel quale manderemo volentieri il governo e il parlamento attualmente in carica i quali dovranno spiegare al Paese e alla Storia la loro sciagurata imbarazzante arcaica e discriminatoria visione sessista del mondo.
(14 aprile 2019)
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