di Daniele Santi #prezzolati twitter@gaiaitaliacom #leccaculismo
Siamo evidentemente in un momento storico nel quale l’idea politica non è più soltanto un ideale per il quale combattere, civilmente, con veemenza, con passione, con grida, se ritenuto necessario, ma si è ridotta la politica ad un luogo dove praticare il leccaculismo più bieco perché diventata – soprattutto per certe categorie, quelle ritenute più prestigiose – una succursale del più vicino ufficio di collocamento, o peggio ancora, il proprio datore di lavoro.
Col berlusconismo la pratica aveva raggiunto un suo, pensavamo inarrivabile, livello di schifezza, ma questo nuovo governo, e non necessariamente per sua responsabilità, ha portato alla ribalta alcuni tra i più roboanti sostenitori di cazzate ad uso della propria carriera che la nostra esistenza ricordi.
Sono sempre loro, sono noti, vengono buttati fuori da un luogo, ne fondano un altro, lo fanno fallire, rientrano in un altro luogo, vengono buttati fuori anche da quello, si riciclano, rientrano da altre finestre; insomma alla fine sono sempre lì: a sostenere le tesi di coloro che gli sembrano più utili al momento per il proseguimento della loro inutile carriera e nell’emolumento mensile utile al pagamento dei – spesso cospicui – debiti che noi persone comuni paghiamo col sudore della fronte e che loro pagano magnificando il potente del momento, da qualsiasi fonte. Troppo spesso con compensi che vengono da soldi pubblici. Canoni, ad esempio.
Nomi e cognomi? Nemmeno a parlarne. Sono fin troppo presenti, ovunque presenti, inutilmente, per noi presenti. Sono l’inquinamento che non se ne va. L’anidride carbonica in eccesso che intossica. Sono quelli per i quali la politica non è più un’idea, ma un datore di lavoro. Sono molto peggio dei poltronisti. Sono i falliti che non sanno far nulla che non sia muovere la lingua titillando le zone erogene. Che non sono necessariamente fisiche. Sono l’orrore in un Italia orribile.
(10 aprile 2019)
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