di Ghita Gradita #Sanremo2019 twitter@gaiaitaliacom #Musica
Un Mahmood si agita tra i cristalli dell’italica insofferenza e c’è un ministro dell’Interno incendiario che già la butta in politica a beneficio di coloro che il Mahmood tra i cristalli già lo vedono male perché figlio di padre egiziano e madre sarda. Orrore e sgomento la canzone con la quale il giovane vince il 69° Festival di Sanremo si chiama Soldi, notoriamente riservati – nella miglior tradizione fasciorazzista – agli indigeni. Nel senso di nativi del luogo.
I lillipuziani della politica sono troppo ciechi per vedere che l’avvento di Mahmood, bel ragazzone con il quale passare volentieri alcune notti e farne di cotte e di crude sorvolando sull’espressione perennemente stupita dei suoi occhioni, durerà giusto il tempo di agitare i cristalli. Perché la musica moderna macina velocemente e non è detto che a una bella canzone come Soldi ne segua un’altra altrettanto sensata.
Del resto non vorranno farci credere che la manifestazione del tuttofalso non in quanto truccato, ma in quanto finto, di plastica; non vorranno davvero farci credere che Sanremo al Botulino sia l’Italia reale, no? L’Italia reale, contro ogni migliore speranza del ministro dell’Interno incendiario e dei fanatici pentaleghisti, è proprio Mahmood tra i cristalli insieme a tutta una popolazione di ragazzoni che praticheranno, per causa genetiche di sapienti incroci, una stupidaggine come il metissage culturel che il governo perntaleghista dell’ignoranza pensa di bloccare con leggi che stanno tutte al bordo della costituzionalità.
(10 febbraio 2019)
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