di CiCiErre #Labustinadellaserva twitter@gaiaitaliacom #Amore
È passato quasi in sordina, senza fare troppo rumore l’art. 20 del disegno di legge semplificazioni, che delega il governo a disciplinare l’accordo prematrimoniale. Da sempre vietato in Italia, tale accordo è molto in voga nei paesi anglosassoni e prevede la possibilità di una stipula pre-matrimoniale che consente di contrattualizzare gli accordi tra gli innamorati prima che convolino a nozze.
La ratio che giustificava il diniego dell’istituto era molto nobile, il matrimonio nel nostro ordinamento era inquadrato come consorzio sociale pregiuridico sottoposto al principio di uguaglianza morale e giuridica dei coniugi. Tale solidarietà sancita dalla legge, comportava che i diritti e i doveri derivanti dal matrimonio acquisivano una valenza pubblicistica, sottratta alla libera negoziabilità delle parti. Di qui la ragione per cui tale vincolo in sede di separazione è soggetta al sindacato del giudice. Non solo, ma la possibilità di disciplinare i futuri obblighi a seconda della buona riuscita o meno del rapporto negherebbe la libertà che caratterizza la volontà dei coniugi e ne influenzerebbe “l’andamento”.
Ecco da dove discende la nobiltà di tale impostazione, quando i principi sono superiori agli interessi delle parti, occorrerebbe riflettere.
Tuttavia, il governo ha affermato che i nostri accordi saranno più soft, non riguarderanno la gestione dei figli né i rapporti sessuali, come invece accade in certi paesi anglosassoni, ma disciplineranno solo alcuni degli aspetti patrimoniali che discendono dal matrimonio e dalla sua rottura. Si auspica che della nobiltà del principio rimanga almeno una traccia, che lo stravolgimento della ratio non comporti una riduzione di libertà, che alla fine è l’unica che ci è rimasta, quella di decidere chi e quando amare.
(8 febbraio 2019
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