di Daniele Santi #Budapest twitter@gaiaitaliacom #Ungheria
Ignorata dalle televisioni italiane per compiacere il ministro dell’Interno pro-tempore notoriamente filo-Orbán, si è svolta il 5 gennaio scorso a Budapest una imponente manifestazione contro la legge schiavista che il dittatore Victor Orbán vuole imporre agli ungheresi e che stabilisce per legge, senza nessuna maggiorazione di stipendio e senza averla concordata con i sindacati e le associazioni dei lavoratori, due ore di più di lavoro al giorno: quattrocento ore in più all’anno.
La manifestazione è stata organizzata da partiti di opposizione, sindacati e gruppi di attivismo civile che hanno ricordato ai media e agli organi d’informazione di tutto il mondo, Italia compresa, soltanto che i nostri hanno fatto finta di non sapere nulla, che la legge è una legge che ristabilisce la schiavitù e che elimina i diritti dei lavoratori.
I leader sindacali e i partecipanti, decine e decine di migliaia di persone, manifestavano il loro dissenso con cartelli e striscioni inneggianti allo sciopero nazionale contro le imposizione antidemocratiche.
Va ricordato che anche Victor Orbán è stato salutato con entusiasmo, dopo la sua prima vittoria elettorale, come un salvatore dell’Ungheria prima che la sua incapacità ed il suo feroce razzismo isolazionista lo ponesse al centro delle contestazioni dei cittadini. Orbán ha prima zittito la stampa, messo il bavaglio alle opposizioni, soffiato sul fuoco del nazionalismo, pestato a sangue i migranti ed ora impone ai lavoratori le sue leggi come se non esistesse domani.
Un perfetto esempio di ciò che succede quando si vota ad occhi bendati e a orecchie chiuse.
(6 gennaio 2019)
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