di E.T. #perdire twitter@iiiiiTiiiii #tu
Diceva Umberto Eco in una lectio magistralis pubblicata da Repubblica dal titolo Tu, Lei, la memoria e l’insulto”, che
La lingua italiana ha sempre usato il Tu, il Lei (al plurale Loro) e il Voi. Voi sapete che la lingua inglese (reso arcaico il poetico e biblico Thou) usa solo il You. Però contrariamente a quel che si pensa lo You serve come equivalente del Tu o del Voi a seconda che si chiami qualcuno con il nome proprio, per cui “You John” equivale a “Tu, John” (e si dice che gli interlocutori sono in “first name terms”), oppure il You è seguito da Mister o Madame o titolo equivalente, per cui “You Mister Smith” significa “Lei, signor Smith”. Il francese non ha Lei bensì solo il Tu e Vous, ma usa il Tu meno di noi, i francesi “vouvoyent” più che non “tutoyent”, e anche persone che sono in rapporti di gran confidenza (persino amanti) possono usare il Vous (…) In città il commesso ti dà evidentemente del Lei se hai i capelli bianchi, e possibilmente la cravatta, ma in campagna è peggio: più inclini ad assumere costumi televisivi senza saperli mediare con una tradizione precedente, in un emporio mi sono visto (io allora quasi ottantenne e con barba bianca) trattato col Tu da una sedicenne col piercing al naso (che non aveva probabilmente mai conosciuto altro pronome personale), la quale è entrata gradatamente in crisi solo quando io ho interagito con espressioni quali “gentile signorina, come Ella mi dice…” (…) mondo reale e mondo virtuale si erano fusi ai suoi occhi, e ha terminato il rapporto con un “buona giornata” invece di “ciao”, come dicono gli albanesi (…) Il problema del Tu generalizzato non ha a che fare con la grammatica ma con la perdita generazionale di ogni memoria storica e i due problemi sono strettamente legati…
L’analisi potrà infastidire i molti che non la capiscono e che grazie al “Tu” (in spagnolo si dice tutear e quando ci si incazza con uno sconosciuto che ti da del tu senza tanti riguardi, gli si ricorda che “¡aquí no se tutea a nadie!) ritengono di vivere in un mondo virtuale fatto di televisione e social media dove tutti sono amici (e dove nessuno ha idea del luogo in cui quel mondo si trova, probabilmente soltanto nella testa di alcuni, mentre conosce con certezza le ragioni per cui quel mondo sta in quelle teste).
E’ molto divertente, se n’era già accorto anche Umberto Eco rispondere con il Lei, che obbliga ad un linguaggio più forbito perché necessita di diversa coniugazione verbale, e qui casca l’asino, a chi ti dà del tu molto prima di provare il primo orgasmo con te – figurarsi chi nel sesso preferisce il silenzio. Sembra di assistere ad un film al rallentatore (senza citare Corrado Costa): l’esplosione di entusiasmo che porta al tu si spegne lentamente di fronte al tuo lei e costringe il malcapitato, la zoticona, a rendersi conto che l’abitudine al tu ha scardinato le poche certezze verbali maturate nel corso di (sempre troppo pochi) anni d’istruzione seguiti distrattamente e a suon di che due palle i verbi.
Il Lei semina il panico in quelle povere menti che di coniugazione sanno tanto come di politica (cioè niente, basta guardare come votano) e li costringono a barcamenarsi tra il Lei e il Tu passando dall’uno all’altro a seconda della coniugazione verbale che riescono ad utilizzare prima di parlarla. Mi è successo l’altro giorno al telefono con un tecnico internet che dietro al mio continuo dargli del lei passava spericolatamente (e pericolosamente) dal lei al tu e viceversa quando si accorgeva che stava sbagliando i verbi. Divertentissimo. Siccome sono compassionevole ho scelto poi di passare al tu affinché il simpatico ragazzotto, molto ben educato per il resto, non si sentisse esageratamente in imbarazzo.
Cosa c’entra questo con il vivere d’oggi? Nulla. Se non che se conosci solo duecento parole e scegli anche per esprimerti la via più facile, poi ti capita di votare un leader che non ha idea dei congiuntivi (figurarsi i gerundi) e che si arrampica su ogni frase come se fosse la scalata dell’Everest a mani nude e cosparse di grasso. E che poi tu sia così impegnato a capire ciò che dice da non riuscire ad ascoltare ciò che sta dietro a quel che dice, che è sempre la cosa più importante.
(14 dicembre 2018)
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