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HomeCopertina"Giustappunto!" di Vittorio Lussana, Giuseppe Conte: un uomo di paglia

“Giustappunto!” di Vittorio Lussana, Giuseppe Conte: un uomo di paglia

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di Vittorio Lussana #Giustappunto twitter@gaiaitaliacom #Politica

 

Decidere di non partecipare all’incontro internazionale di Marrakech al fine di non firmare, come Governo italiano, il ‘Global Compact’ dell’Onu, è una delle giravolte più clamorose dell’esecutivo attualmente in carica. Si tratta, infatti, di una carta di princìpi alla quale l’attuale presidente del Consiglio dei ministri aveva dato il proprio assenso in sede di assemblea generale dell’Onu. Una bella ‘figura di merda’ di portata internazionale: complimenti vivissimi, caro primo ministro, Giuseppe Conte. Un Governo che si rimangia ogni decisione nel giro di 5 minuti non è un esecutivo degno di guidare la Repubblica italiana. Non siamo di fronte a una semplice questione di coerenza politica, quella di chi cerca di contrapporre alcuni princìpi a chi ne professa altri, bensì innanzi a gente che di princìpi non ne possiede alcuno. E questo è un dato molto pericoloso, per la nostra democrazia. Il ‘Global Compact’ è un atto di diritto internazionale che cerca di incoraggiare le aziende e le imprese di tutto il mondo a rispettare una serie di principi relativi ai diritti umani, alla responsabilità sociale, alla sostenibilità ambientale e, persino, di lotta alla corruzione. Esso non è affatto un documento che apre le porte indiscriminatamente all’immigrazione, ma una semplice ‘cornice’ di intenti niente affatto invasivi dal punto di vista del diritto internazionale, finalizzata a dividere con chiarezza il campo tra chi vuole incidere sulle cause di alcuni fenomeni, rispetto a chi, invece, vorrebbe semplicemente ignorarli, al fine di non porre in discussione se stesso. La ‘giravolta’ di questi giorni rappresenta l’ennesimo tentativo di rimandare la questione di fondo dell’Italia di oggi: quella di un ‘nodo antropologico’ destinato, prima o poi, a giungere al ‘pettine’. In secondo luogo, oltre a questo genere di problemi – estremamente profondi, che dunque sfuggono al giudizio di un’opinione pubblica superficialmente ‘distratta’ dalle televisioni – l’attuale ministro degli Interni, Matteo Salvini, non solo è riuscito a dimostrare di poter scavalcare tranquillamente l’intero esecutivo, dandogli una conformazione ideologica ibrida e spuria anche sotto il profilo democratico, ma per l’ennesima volta ha certificato un’adesione sostanziale alle posizioni delle destre più anacronistiche e antistoriche. Un modo di non affrontare i problemi rimuovendoli attraverso un processo di ‘transfert’, che denuncia, in realtà, tutti i limiti psicologici e culturali di chi, ancora oggi, non ha capito di vivere nel ventunesimo secolo e non nei primi decenni del ventesimo. E’ il ritardo culturale di chi proprio non vuole ammettere che il mondo è cambiato: un po’ come se, in un Governo di sinistra, vi fosse ancora qualcuno che non intendesse rinunciare all’egemonia del Partito unico o al modello dei soviet. Nemmeno Rifondazione comunista o i centri sociali anarco-insurrezionalisti applicano, oggi, il ‘leninismo’ duro e puro di più di un secolo fa. La verità è che una buona parte di questo ‘merdaio’ di bugie che ci ostiniamo a chiamare ‘Repubblica italiana’ è fatta proprio così: preferisce rimanere fissa e immobile come una statua, nonostante il guano dei piccioni lo ricoprano da capo a piedi giorno dopo giorno. Oggi, non abbiamo soltanto il problema di una destra sovranista già tramontata nel tempo, bensì anche quello di un premier, tal Giuseppe Conte, che si permette di esprimere, innanzi all’Onu, una visione di sovranismo totalmente ‘estrapolata’ dal proprio contesto giuridico, in cui l’articolo 1 della nostra Costituzione non soltanto risulta in conflitto con l’articolo 3, quello che stabilisce l’assoluta uguaglianza tra tutti gli esseri umani, ma persino con se stesso, dato che al secondo comma, quella stessa norma parla di una sovranità popolare moderata e relativizzata dalle forme e dai limiti della Costituzione medesima. Una posizione, quella di Giuseppe Conte, giuridicamente ‘imbelle’, che avrebbe dovuto determinare la sua bocciatura immediata presso la facoltà di Giurisprudenza nella quale egli è stato, invece, immeritatamente laureato. La meritocrazia è un concetto totalmente sconosciuto, qui da noi: essa non esiste da nessuna parte. Ecco per quale motivo anche un avvocato dalla carriera non sfolgorante non solo riesce a ottenere una cattedra universitaria, ma addirittura viene chiamato a rivestire la carica di presidente del Consiglio dei ministri.

L’Italia non è un Paese che fa schifo: più semplicemente, essa è un cadavere putrefatto, portato ostinatamente in giro come nell’esilarante film americano di Richard Parker intitolato: ‘Week end con il morto’.

Per qualche tempo, avevamo creduto che la dichiarazione espressa innanzi all’assemblea generale dell’Onu fosse dettata dal fatto che il nostro attuale premier fosse alla guida di un esecutivo di coalizione. E che, pertanto, quelle sue affermazioni non avrebbero comportato, dal punto di vista sostanziale, particolari conseguenze. Invece, le ha avute. Attraverso il più indecente dei ‘voltafaccia’. Il ‘Global Compact’ dell’Onu è un documento che anche un esecutivo conservatore firmerebbe o avrebbe già firmato, poiché esso non propugna affatto il “diritto a migrare”, come ha già scritto qualcuno in queste ore: uno di quei tanti ‘qualcuno’ che meriterebbe il licenziamento immediato, oltreché tornare sui banchi di scuola. Nel mondo del XXI secolo, dominato dalla globalizzazione e da uno sviluppo tecnologico sempre più avanzato, pretendere di mantenere in vita visioni ideologiche ‘statiche’ rappresenta una questione non più procrastinabile, che dobbiamo tutti quanti decidere di affrontare. Continuare a teorizzare una società chiusa in se stessa, in cui ognuno se ne sta a casa propria punto e basta, significa mentire persino a se stessi. Il vero male di fondo di questa maledetta Repubblica italiana è quello di non riuscire più, in nessuno modo, ad affrontare e a risolvere i problemi: semplicemente, essi vengono nascosti sotto al tappeto, fino a quando non esplodono ancor più fragorosamente di prima. E sarà quello il momento in cui faremo i ‘conti’, cari signori. Innanzitutto, con i tanti, troppi, docenti universitari che con le loro manìe ‘baronali’ tendono a mandare avanti studenti impreparati e incolti, a causa di un amore, tutto cattolico, per la ‘discepolanza’. Lo stesso Giuseppe Conte è diventato premier in quanto ex docente dell’attuale ministro della Giustizia. A dimostrazione di come il ‘difetto feudale’ della nostra politica resti inaffrontato e immutabile anche nel Movimento 5 stelle, in cui un ‘uomo di paglia’ qualsiasi può diventare premier da un giorno all’altro poiché ‘amico’ di qualcun altro e non per le sue qualità di coerenza culturale o di autorevolezza politica. La drammatica tristezza di tutto questo dovrebbe già bastare a far comprendere al popolo italiano, evocato a sproposito per interi mesi, che questa Storia del ‘governo di cambiamento’ non sia nient’altro che un’emerita ‘stronzata’: come al solito, verranno gettate via alcune cose buone per confermare e ribadire, invece, quelle che ci rendono un Paese arretrato e incivile. Non è affatto un “governo del cambiamento”, bensì di irresponsabili, che non sanno che il nazionalismo è un vecchio ‘rudere ideologico’ esattamente come il comunismo. Si tratta di esperienze già superate e sconfitte dalla Storia, che continuano, attraverso tante ipocrisìe e false dichiarazioni di principio, a riverberare le proprie nefaste influenze sul tessuto sociale e civile del nostro Paese.

Dovevamo giungere al punto più alto della nostra secolarizzazione, affrancandoci definitivamente dagli oscurantismi confessionali e dalle chiusure stataliste e burocratiche. Invece, ci ritroviamo ancora una volta imprigionati tra le sabbie mobili del medioevo più atavico e incivile, secondo i più schifosi retaggi che decreteranno, essi stessi, l’ormai poco distante estinzione del popolo italiano.

 





(29 novembre 2018)

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