di Giovannna Di Rosa #pentaleghismo twitter@gaiaitaliacom #politica
Non succede tutti i giorni che ci sia un esponente politico che si faccia una foto coi parenti dei mafiosi. Se poi si tratta dei parenti di Provenzano la faccenda si fa ancora più seria. Se poi a farsi ritrarre coi parenti di Provenzano è il candidato sindaco del M5S Pascucci e il ministro del Lavoro, che è anche il suo capetto politico, deve tenere un comizio in suo sostegno e lo fa saltare, capite che la faccenda si fa serissima. Successe a Palermo.
In realtà uno scivolone era capitato anche a Di Maio, che si era fatto fotografare con il fratello di un presunto bosso di camorra, ma Luigino, che ha buon naso, aveva immediatamente smentito di sapere chi fosse affermando – e non c’è ragione – di non credergli, di non sapere di chi fosse fratello. Non essendo la conoscenza dell’albero genealogico un dovere, non gli si possono muovere accuse. Al massimo fare un po’ di ironia.
L’atteggiamento del ministro del Lavoro è stato in questo caso fermo, con qualche uscita un po’ esagerata come quel “Faremo piazza pulita di corrotti e mafiosi” che è un ottimo intento, ma temiamo si fermi lì. Lui che è uomo del sud dovrebbe saperlo. Poi è saltato il comizio, il candidato sindaco è stato denunciato ai probiviri del movimento proprio come se non comandasse Casaleggio e vedremo cosa succederà. Con tutto sto casimo Pascucci rischia addirittura di vincere le elezioni e poi vedremo se tutto ciò che farà il M5S sarà ritirargli l’uso del logo come già pensavano di fare a Roma se Virginia Raggi fosse stata condannata.
Ciò che è certo, ed è stato stigmatizzato anche dal presidente della commissione parlamentare antimafia Claudio Fava, nel programma del candidato sindaco e nella campagna elettorale non c’è traccia del tema del contrasto alla mafia. Questo perché la mafia non è solo tema scomodo, ma nel racconto della vita quotidiana e nella necessità della tranquillità, di mafia non può esistere traccia.
La coerenza e l’onestà sono bestioline difficili da gestire, attaccate come sono da tutti i demoni possibili e da ogni direzione, così che bene fa il Ministro Di Maio a tenere la barra ferma, anche se il suo eloquio risulta convincente come la nota stonata della soprano su un’aria di Mozart, ma ognuno lotta con i mezzi che ha. Che sono sempre altri, e normalmente peggiori, dei mezzi che dice di avere. Soprattutto quando si vive in perenne campagna elettorale perché si sa che nulla si può fare di ciò che si è promesso e non rimane che rilanciare con ulteriori – irrealizzabili – promesse. E’ l’anticamera della morte politica, che essendo i tempi della politica lenti, durerà fino al limite dell’italica sopportazione.
(24 novembre 2018)
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