di Vittorio Lussana #Giustappunto twitter@gaiaitaliacomlo #Politica
I fatti di San Lorenzo, il popolare quartiere studentesco della capitale in cui è stata violentata e uccisa la giovane Desiré Mariottini, sono una sventura. Purtroppo, siamo di fronte a una di quelle notizie destinate a diventare un simbolo, a uso e consumo di ogni strumentalizzazione xenofoba o razzista. Poco importerà che delitti del genere, commessi contro le donne, siano il vero dato da analizzare. Il fatto che la giovane 16enne di Cisterna di Latina sia stata violentata e uccisa da 4 immigrati col permesso di soggiorno scaduto, o in attesa di rinnovo, finirà con l’oscurare il chiaro movente sessista di un delitto che dovrebbe essere considerato per quello che è: un femminicidio. Eppure, i segnali che provengono dal mondo reazionario italiano dovrebbero indicare con chiarezza quale sia il vero ‘nocciolo’ della questione. E cioè che l’identità maschile non intende nemmeno provare a intraprendere un nuovo percorso identitario, evolutivo, antropologico-culturale. Dispositivi come il ‘ddl Pillon’, che sostanzialmente impone una ‘bigenitorialità perfetta’ non come finalità consapevole, ma come mezzo determinista che sposta la questione sul versante cronologico-quantitativo, dividendo perfettamente a metà l’affidamento dei figli minori, finirà col limitare la discrezionalità del giudice nel valutare casi singoli e specifici, mostrando chiaramente come l’arretratezza della mentalità italiana si stia giocando la sua ‘partita’ più cieca e disperata. Se un principio viene utilizzato come punto di partenza astratto, la realtà conseguente s’incaricherà immediatamente di smentirlo, restaurando vecchie abitudini e consuetudini. E questo dovrebbe essere considerato un ragionamento persino scontato, in un Paese moderno, laico e civile. Ma proprio la realtà italiana si sta incaricando di evidenziare quelle ‘sacche’ di arretratezza che, ancora oggi, ‘zavorrano’ questo Paese. In una democrazia laica, alcuni diritti fondamentali dovrebbero essere considerati acquisiti sia nelle interpretazioni dottrinarie progressiste, sia in quelle conservatrici. Invece, non esistendo alcuna condivisione proprio sul terreno dei princìpi, l’Italia si rivela un Paese lacerato, diviso, praticamente sconfitto. L’Italia ha già perduto il suo ‘treno’ verso la modernità e sta ormai decisamente degradando verso quell’inferno d’inciviltà che espone a rischio proprio le categorie più deboli della società. In pratica, stiamo diventando un Paese sudamericano, tipo il Venezuela o l’Argentina. In questi ultimi mesi, abbiamo spesso dovuto ascoltare, anche a sinistra, una critica di tipo materialista verso i diritti civili, che ha imputato alle sinistre di aver scambiato questi ultimi come diritti sociali. Un ragionamento totalmente errato proprio sotto il profilo dei princìpi, perché i diritti civili sono anche diritti sociali. Non dovrebbe esistere distinzione alcuna tra diritti civili e sociali, perché ogni arretramento sul fronte dei primi determina un vero e proprio disastro su quello dei secondi. L’occultamento del maschilismo e il ‘mascheramento’ del vecchio ‘gallismo virile’ ricade, per esempio, sulle retribuzioni del lavoro femminile. Oppure, su un utilizzo delle donne che tende a irrigidire compiti e ruoli all’interno della società, certificando la subalternità non soltanto delle donne, ma di tutte le categorie più deboli. Siamo cioè di fronte al ‘revanchismo’ di un pensiero unico e omologativo che tende a escludere, non a includere, alcune categorie sociali. Una ‘piattezza’ logica che la Storia si è già da tempo incaricata di sconfiggere e che, senza rielaborazione alcuna, non potrà far altro che ristabilire l’egemonia millenaria dell’identità maschile, fotografando il trionfo dell’ingiustizia sociale. E’ esattamente questo il dato ‘post ideologico’ che, purtroppo, ha diviso e sta, ancora oggi, dividendo la sinistra italiana. E di cui, anche a sinistra, si ha scarsa coscienza.
(25 ottobre 2018)
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