
di Giancarlo Grassi #Interessa twitter@gaiaitaliacom #Politica
Era il 2005 e un po’ di casino andava fatto. Era il 2005 e Lotito aveva chiesto, ed ottenuto, di spalmare i debiti della Lazio in 23 anni. Era il 2005 e il sig. ministro dell’Interno si scagliava contro chi riusciva a spalmare i proprio debiti. “Al piccolo imprenditore i debiti fiscali non li toglie nessuno”, diceva, perché lui era dalla parte dei poveracci. Era il comunista in verde che avrebbe fatto una straordinaria ed inspiegabile carriera politica senza avere nessun altro mezzo che non fosse quello di scagliarsi contro il nemico del momento.
L’ora sig. ministro dell’Interno era già europarlamentare ai tempi, con il suo buon stipendio fatto di soldi pubblici; il suo partito era già alleato con Berlusconi, patron del Milan oltre che di Forza Italia oltre che padrone del centrodestra, e guidava la protesta davanti alla sede della Lega calcio, in via Rosellini, contro la Lazio. L’agenzia ANSA, nel 2005, raccontava l’episodio.
”Lazio fallita, Padania salvata”, l’europarlamentare leghista Matteo Salvini ha spiegato che ”i cittadini del Nord sono contrari a qualsiasi ipotesi di decreto spalmadebiti per le società di calcio, e anche a quelle norme che hanno consentito alla Lazio di Lotito di dilazionare i suoi debiti con il fisco (…) Le norme fiscali che prevedono sconti o dilazioni nei confronti del fisco – ha spiegato Salvini – vanno cancellate. Cancellate per tutti a prescindere dal calcio. Al piccolo imprenditore – ha aggiunto Salvini – i debiti fiscali non li toglie nessuno”.
La foto che vi proponiamo era perfettamente coerente con il pensiero salviniano. Quello di allora. Poi le cose cambiano, perché cambiano le circostanze, i problemi, le persone.

I debiti della Lazio erano circa il triplo di quelli della Lega e l’accordo raggiunto con il fisco ai tempi, contro il quale il sig. Ministro si scagliò, prevedeva importanti rate per il rientro in 23 anni, altro che spalmarli in ottant’anni (più o meno) a centomila euro o poco più a bimestre con quali denari non si sa.
Tutto il resto è cronaca: l’uomo che non voleva che si spalmassero i debiti in nome dei piccoli imprenditori è l’artefice-segretario dell’accordo raggiunto dal suo partito per spalmare la restituzione dei famosi 49 milioni di euro in un’ottantina di anni a poco più di centomila euro a bimestre. La battuta, “Ce li daranno i Parlamentari” significa che quei soldi presi illegittimamente, se i due gradi di giudizio successivi confermeranno la condanna a Bossi e Belsito, che già erano soldi pubblici saranno pagati ulteriormente con soldi pubblici.
Quindi anche coi soldi di quei piccoli imprenditori che il segretario-ministro fingeva di difendere nel 2005.
Ciliegina sulla torta il M5S della coerenza e dell’onestà che si allea per fare un governo, e ci firma un contratto, con un partito sotto processo. Questa è l’Italia che gestisce il potere oggi, senza vergogna e con l’unica capacità di tenere vivo il fuoco della rabbia gettando benzina sul fuoco con dichiarazioni contro il nemico, tutti i giorni uno nuovo, mentre il 50% del governo pensa solo ai suoi affari interni e come salvarsi dall’estinzione.
( 20 settembre 2018)
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