di E.T. #Sovversione twitter@gaiaitaliacom #Politica
Il ministro dell’Interno indagato per sequestro di persona aggravato a seguito di una sua precisa azione e non per opera di una fantasiosa ricostruzione della realtà di un gruppo di minus habens, un’azione precisa e scientemente studiata a fini elettorali sulla pelle di altri esseri umani, ha fatto spettacolo dell’avviso di garanzia consegnatogli dai Carabinieri con una diretta Facebook di rara violenza istituzionale (a proposito, dov’erano i controllori del social che bloccano noi ogni due per tre per i nostri presunti “contenuti diffamatori”?) come non si era sentito nemmeno ai tempi di Berlusconi. Un intervento che definire sovversivo non è esagerato e che utilizza l’elezione alla carica di deputato come mezzo per permettersi di scardinare le Istituzioni, forte [sic] della propria presunta forza popolare a suon di sondaggi (il partito del ministro dell’Interno, oltre ad essere accerchiato dalla Giustizia, è rimasto in termini di voti al poco più del 17% del 4 marzo. I sondaggi, fino a prova contraria, non sono voti reali). Nemmeno Silvio Berlusconi, nella sua carriera da vivo, era arrivato a tanto.
Il ministro dell’Interno è la diretta reincarnazione della carriera da morto di Silvio Berlusconi: stesso stile, stesso arroganza, stessa spocchia, stessa incapacità, ma grande presa sul popolino incapace di distinguere un fungo da un tartufo, stessi slogan pericolosi (“Io sono stato eletto, loro no”), stesse simpatie per Putin e tutti i dittatori del mondo contemporaneo. Stesso pericolosissimo vuoto. Come il suo troppo illustre predecessore alla guida del paese che uscì devastato dai suoi governi ad usum berluscones, anche il ministro dell’Interno parla in prima persona proponendosi vittimisticamente al popolino che non distingue il nero dal bianco e che è devastato dal rendersi conto di essere popolino alla mercé di gente come quella che sta al governo ora – vi hanno promesso tutto e non vi daranno niente, perché hanno promesso l’irrealizzabile – e indicando se stesso come l’obbiettivo della razza di coloro che semplicemente stanno lì per far rispettare la Legge e non per sovvertirla o fare leggi personali – ancora Berlusconi docet – ad uso e consumo di una parte politica e di un’Italia nazionalista, neofascista e dittatoriale alla mercè di Putin.
Se io, privato cittadino, affermassi soltanto la metà di quanto affermato dal ministro dell’Interno in diretta video su un social da due miliardi di persone e con le stesse finalità apparentemente delegittimatrici, per quanto rimarrei in libertà? Per quanto il mio – i miei – account sui social rimarrebbero attivi? Quali accuse mi verrebbero mosse? Lo capiamo che da destra si continua a dividere il paese tra chi ha tutti i diritti – loro – e chi ne ha meno – tutti gli altri?
Non casualmente oggi, 8 settembre, anniversario della fine del fascismo, il presidente Mattarella ha parlato da Cernobbio di “una casa comune solida e ben gestita” che “costituisce il più efficace antidoto contro antistoriche spinte dissociative”, parole che vanno nella direzione contraria di quelle suggerite dal lavaggio del cervello che le spinte razziste e divisive del ministro dell’Interno (che dovrebbe tenere unito il paese) praticano quotidianamente alle povere teste che lo seguono ciecamente.
Dunque il segretario della Lega con i suo continui attacchi alle Istituzioni, alle ONG, all’umanità degli Italiani, all’Altro, all’immigrato, alle coppie omosessuali, con la sua continua rincorsa al voto tese a dimostrare di essere l’Uomo Forte al quale affidarsi non fa in realtà che denunciare due cose: la sua estrema debolezza e vulnerabilità politica e le sue pulsioni antidemocratiche che troppo ricordano il ventennio del secolo scorso fatto da omuncoli che devastarono il paese trascinandolo nel fango putrescente del nazifascismo.
Torno così alla domanda sospesa che ha mosso questo articolo: se io, privato cittadino, mi rivolgessi ai Magistrati come ha fatto il ministro dell’Interno…
(8 settembre 2018)
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