di Emilio Campanella #Venezia75 twitter@gaiaitaliacom #Cinema
Il 28 Agosto, la Preapertura della 75a Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia. Come da qualche anno a questa parte, una serata dedicata ai residenti della città lagunare, ed anche quest’anno, la Sala Darsena è stata teatro di un evento di grande importanza per gli appassionati del cinema muto: la presentazione del restauro del film di Paul Wagener: Der Golem wie er in die Welt kam ( Il Golem-come venne al mondo), introdotta dal presidente Paolo Baratta, dal Direttore di Settore, Alberto Barbera, e dai due direttori del restauro compiuto su una copia della Cineteca di Milano, integrando frammenti di varia provenienza, con avventurose scomparse e riapparizioni di frammenti. Sono stati reintegrati i cartelli perduti con testi di stile adatto. Una partitura è stata commissionata dalla Biennale, al Maestro Admir Shkurtaj, che l’ ha diretta ed interpretata insieme con il Mesimèr Ensemble.
Il film di Wagener è del 1920, un esempio di espressionismo ed uno dei pochissimi di questa corrente estetica, a detta degli esperti.
Avendo visto solo frammenti, precedentemente, per i più appassionati, si tratta di una pellicola imperdibile , anche e soprattutto per la cura della realizzazione finale, della durata di 86 minuti, e per la preziosità dei viraggi cromatici. Merito di tutto questo va alla Cineteca di Bruxelles ed al Murnau Stiftung.
La cupa vicenda prende le mosse, originariamente, dalla Bibbia, ma si tratta della tipica leggenda mitteleuropea. Il rabbino protagonista, negromante, astronomo, alchimista, legge nelle congiunzioni astrali, una forte minaccia per il suo popolo. Poco dopo giunge un nobile cavaliere, messo dell’Imperatore, il quale reca l’augusta decisione di far allontanare tutti gli abitanti, dal ghetto. Molto colpito e preoccupato, il rabbino decide di completare il modellaggio di un pupazzo che portato in vita, possa fungere da servitore ed aiutare a far ribaltare la situazione di pericolo. Con l’aiuto del demone Astaroth e la sua parola misteriosa, il Golem prende vita. Nel frattempo la figlia del rabbino, non rifiuta il corteggiamento del cavaliere, facendoci ricordare la vicenda di Jessica nel Mercante shakepeariano. Tutti sono colpiti, spaventati ed incuriositi dalla creatura insolita che va a fare la spesa al negozio, con il famulo del rabbino, in una scena di rara godibilità. Invitato alla Festa delle Rose a Corte, il negromante compie prodigi ed il Golem stupisce tutti. La situazione fa ricredere l’Imperatore che ritira la sua minaccia di sgombero, per la gioia di tutta la comunità. Ma prima di questo, la creatura si ribella e compie disastri, siccome il demone richiede il suo tributo. Grazie all’intervento di Jahvé, alcuni casi fortuiti ed una buona dose di fortuna, tutto si appiana con molta drammaticità e non troppe tragedie. Le magnifiche scenografie, le scene di massa accurate, un accenno di montaggio alternato, fanno del film un pregevole prodotto che alterna situazioni intriganti, con altre accattivanti in un’opera popolare non poco raffinata. Interessante dire che il ruolo di Golem è sostenuto dallo stesso regista.
Non sfuggono le parentele con Faust, anche quella, leggenda medioevale sulfurea e popolaresca, e qui, specialmente, si ripensa a Faust nello Studio, ed alle magie al cospetto dell’Imperatore del Secondo Faust goethiano.
Film interessantissimo, ma quanto percorso da germi antisemiti! Un appunto alla partitura spesso ingombrante, seppur pregevole, che troppo frequentemente distraeva dalle immagini. Un po’ come certi registi d’opera i quali temendo che il pubblico si annoi durante i brani strumentali, riempono il palcoscenico di azioni e di mimi, facendo con il loro horror vacui, un servizio veramente pessimo appesantendo inutilmente lo spettacolo.
(31 agosto 2018)
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