di Giancarlo Grassi #Migranti twitter@gaiaitaliacom #Viminale
Nei giorni scorsi abbiamo assistito all’intervento a gamba tesa di Bergoglio nei confronti di Salvini: ovvero la decisione della CEI di assumersi la responsabilità della gestione dei migranti della Diciotti per ragioni umanitarie. La decisione ha scatenato le repliche disumanitarie dei cani sguinzagliati per i social ad uso e consumo dei voti salvinisti – geniali i social manager del ministro dell’Interno, molti complimenti.
Quando si ricorderanno di avere una coscienza sarà troppo tardi perché, oggi più che mai, siamo e diventiamo quello che facciamo.
Dal primo di giugno #Salvini ha firmato il decreto ministeriale per assumere i suoi fedelissimi strateghi social, con stipendi di tutto rispetto. La propaganda sulle sue pagine #Facebook personali non la paga più lui, ma direttamente il suo dicastero. E quindi tutti gli italiani.
— Ultime Notizie (@ultimenotizie) 27 agosto 2018
Così dopo che la CEI si è presa i negher, Salvini ha fatto un salto a fare due chiacchiere con Orbán – Orbán è un pericoloso dittatore in pectore, straordinario comunicatore, con il difettuccio di volere i soldi dell’UE per consolidare il suo potere personale interno fregandosene di regole e convenzioni, della crescita economica dell’Ungheria, della crescita de nazionalismo neonazi del paese. Il suo partito personali (di Orbán), fa parte del Partito Popolare Europeo che è quello che vuole l’austerità economica dell’Unione e che è incazzato nero perché l’UE vuole ora spostare buona parte dei soldi che arrivavano a Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia ad altro uso, ad esempio a favore dei paesi che accolgono e per rafforzare l’area del Mediterraneo.
Tutti dovevano così essere felici e contenti. In questa storiella c’è tuttavia un aspetto quasi sconosciuto, ma assai divertente nel suo essere così viscidamente italiano: il Viminale che è oggi l’ufficio simil-personale di un ministro dell’Interno che invece di unire il paese lo divide a suon di strali d’odio contro i migranti e di bacetti via social è anche il proprietario dell’immobile ceduto in convenzione (gratuita, pare) alla CEI affinché vi possa ospitare i migranti che non hanno un luogo dove andare. Non è straordinariamente salviniano tutto questo?
Del resto Salvini che è ministro dell’Interno ci fa dire da Di Maio che il suo incontro con Orbán è un incontro politico e non istituzionale, come se la carica di ministro non desse un profilo istituzionale ad ogni cosa il ministro faccia, comprese eventuali flatulenze verbali dei curatori dei social; Salvini che è ministro dell’Interno indagato e ha a che fare con le espulsioni e le accoglienze continua a gridare contro i migranti ma si guarda bene, da segretario della Lega dal dire che i problemi non sono gli arrivi dei migranti, ma una legge che si chiama Bossi-Fini voluta dalla Lega della quale Salvini è segretario, che rende praticamente impossibili i reimpatri perché nemmeno si degna di spiegarne le procedure; Salvini che è ministro dell’Interno indagato e segretario della Lega si guarda bene dal raccontarci che mentre le sue posizioni in Europa sono verso una maggiore flessibilità di spesa, che è la posizione del Partito Socialista Europeo, le posizioni di Orbán sono quelle di una maggiore austerità di spesa che è invece la posizione del PPE del quale il partito del dittatore in pectore ungherese; avendo quindi Salvini avuto un incontro politico privato con Orbán non siamo tenuti a sapere che cosa si sono detti e da cosa i due uomini politici più a destra d’Europa siano uniti se non da un sovranismo filo-Putin che mira a distruggere l’Unione Europea, come è lecito sospettare.
Ma siccome noi non siamo quelli che sui sospetti formano i governi e i partiti politici, né gente che sui sospetti firma accordi di governo che non si sa esattamente cosa dicano, né gente che sui sospetti cambiano gli statuti di forze politiche o le regole interne di un Movimento, cerchiamo di attenerci a ciò che vediamo. Che è spesso assai più chiaro di un sospetto.
E l’unica, per il momento, realtà visibile è il feroce attacco contro Macron e la Francia lanciato dai due populisti alla fine del loro incontro, politicamente assolutamente ingiustificato e più che gratuito nei modi e nei termini. Soltanto propaganda, tessera e distintivo. Tutto è coerentemente salviniano.
(29 agosto 2018)
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