di Vittorio Lussana #Giustappunto twitter@gaiaitaliacom #Politica
Consideriamo l’incontro Salvini-Orbán, avvenuto in questi giorni presso la prefettura di Milano, una notizia tutto sommato minore. I contenuti espressi dai due leader nella loro ‘stucchevole’ conferenza stampa, stracolma di ‘frociate’, nel caso del premier ungherese erano gli stessi di sempre: egli ha fornito, sostanzialmente, delle ‘non notizie’ e ha ribadito posizioni che tutti quanti già conoscevamo; in quello di Salvini, invece, si è trattato del solito ‘calderone’ di cose messe insieme a ‘cazzo’. Ecco, dunque, un breve elenco delle contraddizioni evidenziate dal nostro attuale ministro degli Affari Interni.
CONTRADDIZIONE N. 1
In politica economica, Matteo Salvini vorrebbe poter spendere ed effettuare maggiori investimenti, che è la linea del Pse da più di un decennio: quella della cosiddetta ‘flessibilità’. Nonostante ciò, il suo riferimento in Europa è “l’amico Viktor”, il quale è diventato il primo ministro del proprio Paese alla guida di un Partito – Fidesz – che presso il parlamento europeo risulta iscritto al gruppo del Ppe. Quello della Merkel, tanto per intenderci, che ha imposto a tutti quanti la più deflattiva delle ‘austerity’ sin dal 2011.
CONTRADDIZIONE N. 2
Salvini, nel corso della conferenza stampa, ha citato i dati economici ungheresi, in buona parte dovuti a cospicui finanziamenti dell’Unione europea. Risorse che sono state effettivamente spese dai politici magiari in progetti e iniziative, ma che prima del 2013 erano a disposizione anche dell’Italia. Non essendo stati capaci di spenderli, siamo stati proprio noi italiani a costringere la Ue a ‘stornarli’ verso i Paesi dell’Europa orientale.
CONTRADDIZIONE N. 3
In termini di politica economica, Matteo Salvini ha in testa una visione simile a quella di Fernando Tambroni, un esponente democristiano dei primi anni ’60 del secolo scorso, che formò un Governo sostenuto dai missini, al fine di predisporre una serie di misure dall’impronta sostanzialmente socialista. L’idea del leader leghista è sostanzialmente la stessa: un esecutivo di destra che faccia cose di sinistra.
CONTRADDIZIONE N. 4
Salvini ha inoltre indicato il presidente francese, Emmanuel Macron, come il capo del Partito europeo pro-emigrazione. Ma dopo appena due minuti ha affermato che lo stesso Macron dovrebbe aprire le sue frontiere a Ventimiglia, per accogliere gli immigrati degli altri (altra contraddizione che, ovviamente, qui da noi passerà inosservata, ché tanto qui nessuno capisce più un cazzo e si va dietro al ‘vento’ che spira più forte…). Insomma, tra Matteo Salvini e Viktor Orban, obiettivamente, quello con la testa più ‘incasinata’ è risultato essere proprio Matteo Salvini. Il quale, bisogna ammetterlo, nel fare tutto questo ‘fracasso’ su un problema, quello dell’immigrazione, che al momento sarebbe ai minimi storici, è veramente bravo. Persino più bravo degli Orban e dei Kurz, i quali possono chiudere, ovviamente, le proprie frontiere, mentre Macron, invece, non può farlo: chissà perché…
CONTRADDIZIONE N. 5
Quello del leader della Lega è un ‘minestrone demagogico’ piuttosto preoccupante, che sarebbe il caso, per lo meno, di limitare o contenere, se possibile. Anche nell’incontro di Pinzolo, avvenuto la sera stessa dello sbarco al porto di Catania dei migrati sequestrati per giorni sulla nave ‘Diciotti’ della nostra Guardia costiera, Salvini ha messo insieme una serie di cose assolutamente distanti tra loro. Ma è proprio questo il suo ‘stile’: prendere cose di destra e di sinistra, vere o false, giuste o sbagliate e mescolarle tutte assieme. Una miscela micidiale, paragonabile al cockatil ‘Manhattan’, che venne chiamato in questo modo come riferimento al progetto nuclerare di Robert Oppenheimer – quello della ‘bomba atomica’ – non certo perché si trattasse di un drink molto in voga tra i quartieri di lusso di New York.
CONTRADDIZIONE N. 6
Sempre durante il comizio di Pinzolo, in aperta polemica col procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, che lo ha iscritto sul registro degli indagati (un atto dovuto, ndr) per la vicenda della ‘Diciotti’, il leader leghista gli ha contrapposto il giudice Rosario Livatino, assassinato dalla ‘stidda’ agrigentina nel settembre del 1990. Un magistrato profondamente cattolico, che aveva assunto posizioni stataliste assai rigide e inflessibili. Una vicenda cupa e drammatica della nostra Storia, utilizzata come strumento di autodifesa. Non si tratta di un elemento secondario: la ‘demagogia tribunizia’ di Salvini non è pericolosa in quanto dissacrante, bensì per il fatto che è lo stesso metodo giustificatorio dei napoletani che egli aveva tanto odiato in gioventù (con più di qualche ragione…): utilizzare i problemi a proprio uso e consumo, anziché risolverli. Tutto questo fa ‘breccia’ nella mentalità dissimulatoria degli italiani, i quali sono storicamente sensibili al fascino dei difetti, anziché dei pregi, di un personaggio politico. Un po’ come certe ragazzette autolesioniste dei quartieri alti che finiscono col perdere la testa per il ‘bullo caracollante’, anzichè scegliersi un bravo ragazzo di umili origini e sani princìpi, poiché razionalmente incapaci di comprendere che il più ‘figo’ del ‘bigoncio’ ha avuto molte esperienze soprattutto perché ‘scaricato’, o letteralmente ‘accannato’, da tutte le altre ragazze del quartiere. Esattamente per questo tipo di considerazioni, Benito Mussolini era solito affermare che “il popolo è femmina”: aveva perfettamente ragione, in questo genere di cose. Esattamente come si dice a Napoli: “La ragione è dei fessi”. Ma in politica, soprattutto in quella italiana, paga assai di più avere torto, poiché ci si ritrova in compagnia di una larga maggioranza di persone.
CONTRADDIZIONE FINALE
Sia come sia, quel che a un certo punto è accaduto, nel corso della maturazione politica di Matteo Salvini, è che tutte queste cose egli è riuscito definitivamente ad accertarle e comprenderle. Agli italiani, un certo tipo di prolissità retorica e verbosa piace tantissimo, poiché da sempre essi si riconoscono in personaggi senza alcun senso e non nella banale mentalità bergamasca del ‘fare silenzio e lavorare’. Oggi, egli è diventato più napoletano dei napoletani. Ed è proprio questo il dato più preoccupante di tutti, poiché significa che ha imparato a truffare il prossimo a furia di parole, riuscendo a far ‘passare’ come ‘nero’ tutto ciò che, in realtà, è ‘bianco’ e viceversa. Salvini è diventato bravissimo: non c’è che dire. Sono gli altri, cioè coloro che lo seguono, a lasciarci basiti, perché stanno confermando, per l’ennesima volta e a più di 500 anni di distanza, il ‘motto’ più famoso di Francesco Guicciardini: “Se ti fiderari delli italiani, sempre aurai delusione…”.
(29 agosto 2018)
©gaiaitalia.com 2018 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)