di Vittorio Lussana #giustappunto twitter@gaiaitaliacom #politica
Le complesse vicissitudini di questi ultimi mesi per la formazione del nuovo Governo sembrano essere riuscite a indebolire l’immagine della presidenza della Repubblica. Innanzitutto, si chiede cortesemente a lettori e cittadini di tener presente, in futuro, come determinati ruoli istituzionali siano ricoperti e rappresentati da persone, con le loro caratteristiche e particolarità soggettive. In buona sostanza, siamo tutti esseri umani e nessuno è infallibile. Cerchiamo, tuttavia, di apprendere quale sia il modo più opportuno di ‘dosare’ certi nostri giudizi ed espressioni – soprattutto nell’ambito dei cosiddetti ‘social network’ – al fine di salvaguardare quel grado di ‘umanità’ che risulta necessario calcolare prima di proporre valutazioni un po’ troppo ‘artistiche’. Diverso è il ragionamento nei riguardi di chi, invece, si è posto la questione di una corretta valutazione dei poteri e del ruolo del capo dello Stato all’interno del nostro ordinamento giuridico. Intorno a ciò, anche il nostro mondo dell’informazione dovrebbe offrire all’opinione pubblica qualche spiegazione in più in sede di ‘premessa’, al fine di fornire una ‘bussola di orientamento’ e di giudizio maggiormente equilibrata. In queste ultime settimane, sono infatti apparsi, sulle colonne di alcuni giornali, interviste e interventi di alcuni eminenti costituzionalisti ed esperti di diritto, i quali hanno espresso il loro parere sulle decisioni assunte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E sono emerse, ovviamente, una serie di valutazioni assai difformi tra loro, di natura tipicamente ‘dottrinaria’, come si dice in questi casi.
I nostri costituzionalisti, infatti, appartengono o condividono diverse ‘scuole di pensiero’: c’è chi vede nel presidente poco più che un notaio; altri lo ritengono spesso ‘prigioniero delle Camere’; altri ancora vorrebbero rafforzare i suoi poteri decisionali, o quantomeno ampliarne i margini. Ma prima di affrontare con ordine tali argomenti, bisognerebbe spiegare ai cittadini che, quando in un qualsiasi testo di diritto appare la locuzione ‘in dottrina’, si fa riferimento proprio a quest’ambito di distinti punti di vista, i quali possono variare alla luce degli accadimenti correnti o delle diverse situazioni che si vengono a creare nella realtà sociale. Dovremmo cioè far capire che la ‘dottrina’ (un modo sintetico per definire la materia della Storia delle dottrine giuridiche e delle filosofie del diritto) è una sorta di ‘dibattito sempre aperto’ tra giuristi di peso ed esperti di lunga esperienza, ricco di opinioni e di valutazioni perennemente riviste o aggiornate. Oltre a ciò, per una corretta valutazione ‘popolare’ degli atti e comportamenti di un presidente della Repubblica, così come di un qualsiasi altro organo dello Stato, si deve tener presente che l’ultima parola spetta alla Corte costituzionale, di cui il nostro attuale capo dello Stato a lungo ha fatto parte.
Per riuscire a comprendere veramente quanto accaduto in questi ultimi mesi e il grado di correttezza istituzionale che il presidente Mattarella ha effettivamente dimostrato, si dovrebbe per lo meno fare lo sforzo di andarsi a cercare le sentenze della Corte costituzionale relative ai cosiddetti ‘conflitti di attribuzione’ tra poteri dello Stato. In questo momento, anche noi abbiamo qualche difficoltà a farlo. E non siamo nelle condizioni di citare le decisioni emesse dalla nostra Corte Suprema in merito a tale argomento. Tuttavia, se la memoria non c’inganna e avendo effettuato, in passato, tali ‘verifiche’, noi ricordiamo come la Consulta avesse già risolto tale questione, dando ragione alle interpretazioni più estensive e ‘interventiste’. Soprattutto, se giustificate da condizioni di emergenza, o dalla mancanza di una netta maggioranza parlamentare, come appunto nel nostro caso attuale. Insomma, sperando di non esserci ‘persi per strada’ qualche parere più recente e ‘restrittivo’ della Consulta, il presidente Mattarella non ha commesso alcun tipo di errore, sotto il profilo del rispetto ‘formale’ della nostra Carta costituzionale. Resta pur vero, però, che dal punto di vista della cosiddetta ‘Costituzione materiale’, ovvero quello degli ambiti sostanziali e conseguenziali delle decisioni assunte, c’è da dire che probabilmente era meglio cercare sin da subito un rimedio ‘altro’ – come per esempio lo ‘spostamento’ di un ministro all’interno della compagine governativa – al fine di evitare ‘sbandamenti collettivi’ di natura psicologica che potrebbero dare l’idea di una ‘scarsa sintonia’ dell’apparato dello Stato con il sentimento comune dei cittadini. Ma anche in questi casi, si dovrebbe comunque tener presente che il presidente della Repubblica ha affrontato e sta ancora affrontando un ‘rebus’ politico di difficilissima ‘lettura’, accompagnato da una serie di condizioni ‘contestuali’ mai verificatesi nella giurisprudenza della nostra Storia repubblicana. E’ questo il modo di comportarsi di un cittadino civile e responsabile, realmente consapevole di quanto sta accadendo. Un buon padre di famiglia è tenuto a ragionare razionalmente, quando giudica l’operato di un presidente della Repubblica. Calma, equilibrio e sangue freddo: sono queste le caratteristiche che ci chiede la nostra Carta costituzionale, per essere dei cittadini attenti all’operato del nostro ‘Stato-Governo’.
“La calma è la virtù dei forti”: questo è il principio che dovremmo riscoprire, pur tenendo conto di un contesto storico-sociale di mutamenti alquanto ‘disordinati’ in cui questa nostra fase storica ci costringe tutti quanti a vivere. Non importa come la si pensa e quale scala di valori si persegua o si professi nella nostra vita privata: in termini di diritto pubblico, le nostre regole di comportamento sono innanzitutto queste. E per comprenderle e interpretarle al meglio servono giuristi di peso e costituzionalisti di esperienza, mentre noi cittadini siamo tenuti a informarci in merito all’esistenza di un ‘dibattito dottrinario’ in continua evoluzione. Una dinamica che serve a evitare certe ‘prassi’ e quelle ‘rigidità costituzionali’ che tendono ad alzare ogni ‘ponte levatoio’ nei complesso rapporto tra ‘Stato-Governo’ e ‘Stato-comunità’. Una relazione che ha avuto momenti non semplici, ma che è sempre esistito e non si è mai interrotto.
(31 maggio 2018)
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