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Quelli che hanno studiato alla New York University, ma all’Ateneo non lo sanno

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di Giovanna Di Rosa #politica twitter@gaiaitaliacomlo #governo

 

 

E’ diventata buona abitudine, pare, in questa italietta da due soldi i cui abitanti sono sempre più sfacciati nell’inventarsi storie inesistenti su loro titoli e frequentazioni, sempre più prodighi di inserimenti nei propri curriculum di studi e corsi accademici che alle Università frequentate, che dicono di avere frequentato, non risultano.

Ha dato la stura alla simpatica ossessione il buon Oscar Giannino, ora fustigatore dei cattivi costumi nella Radio24 di Confindustria che cambia colore ad ogni sternuto del governo. Gianni, ricorderete, aveva inserito nel suo curriculum un paio di master ed una laurea mai conseguiti. La piccola bugia gli costò la carriera politica. Non che si rimpianga, ma infastidisce che un uomo del suo valore intellettuale e culturale (non siamo mai d’accordo con lui, ma il suo punto di vista è sempre acuto e fuori dal coro) abbia sentito il bisogno di inventarsi titoli che non esistevano. C’è qualcosa di malato in quest’Italia degli ambiziosi.

Ora che un uomo che si affaccia alla politica tenti in qualche modo di attirare l’attenzione non stupisce più di tanto, le balle sì, quelle stupiscono, che la cattiva costumanza diventi abitudine consolidata disturba leggermente di più; che sia poi un possibile presidente del Consiglio ad inserire frequentazioni accademiche che non risultano all’Università che lui cita stupisce ancora di più. Soprattutto perché, nel caso del nome fatto da M5S e Lega a Mattarella, trattasi di uomo dalla solida carriera accademica.

La notizia che i suoi “studi” alla New York University “non risultano” è stata data da Il Fatto Quotidiano, bravissimo nello spulciare nelle vite altrui, meno nel praticare lo spirito critico che dovrebbe quando si tratta dei suoi sfondoni, e Rainews24.it l’ha confermata nella mattinata del 22 maggio.

Non è bello che un candidato alla presidenza del Consiglio abbia ombre simili. Anche se sicuramente quello stesso candidato avrà i mezzi per far luce, su quelle ombre.

Così mentre l’Italia si è fregata novanta milioni di euro in sette giorni grazie all’aumento dello spread e Salvini dice che il debito pubblico è aumentato di 300 miliardi lasciando intendere che è stata colpa dei governi precedenti, perché Matteo Salvini appartiene alla schiera dei sempre innocenti e lascia puntualmente da parte una storiella da 49 milioni di euro proprio come se non esistesse, tra M5S e Lega continua il balletto sulla presidenza del Consiglio. Salvini dice Savona e Di Maio dice Conte: cosa dirà Mattarella?

Intanto soltanto Marine Le Pen, altra figura politica il cui partito è perennemente immerso in scandali legati a finanziamenti, plaude al governo più a destra della vecchia Europa che non ha nessun programma, ma solo un contratto non ancora firmato da due leaderini politici che non hanno nulla in comune e che, secondo noi, di firmarlo sul serio non ne hanno nessuna voglia. Fino ad ora tutto ciò a cui pensato è fare viscida propaganda di stampo venezuelano, che ha permesso alla Lega di vincere alcune elezioni regionali.

Alla Lega succede ciò che è successo al M5S cinque anni fa: grandi percentuali e grandi promesse. E tutti i gatti miao. Poi i gatti miagolano ad altre gatte e le promesse falliscono. Perché in politica conta il tempo. Quasi mai conta l’oggi. Ma pare che anche per il candidato del M5S alla presidenza del Consiglio conti l’oggi e l’ora.

Il quotidiano Democratica pubblica l’immagine che vedete di seguito.

 

foto: Democratica

 

Da parte sua il caposervizio del New York Times a Roma, Jason Horowitz, lancia un post su Twitter che dice qualcosa di differente.

 

Dunque si evince che mentre Di Maio e Salvini lanciano battute all’indirizzo dell’UE e della stampa estera dicendo loro: “Almeno lasciateci iniziare, poi ci criticherete”, non soltanto non esiste un programma di governo (il contratto è cambiato quattro volte, il M5S ha fatto votare un programma e poi l’ha sostituito online con un altro, la Lega di programmi non ha mai parlato ed ha soltanto seminato odio); mentre i candidati, che non sono gli stessi per i due contraenti il contratto (ma fateci il piacere!), sono una cosa sul loro curriculum ed altra cosa alla verifica degli stessi, lo spread cresce, non si ha un governo, non si sa cosa succederà in futuro e l’Italia è sempre più un’italietta patetica in mano all’arroganza del lei non sa chi sono io e di personaggi che nella vita non hanno combinato nulla e che nulla combineranno.

Anche questo, purtroppo, è l’effetto dell’insegnamento berlusconiano del basta essere al posto giusto nel momento giusto che ha spopolato in Italia dal 1994 ad oggi. Ed è proprio in quella direzione che si muova la critica del Nyt (in basso, in Inglese) al leader lanciato dal leaderino del M5S.

 

A dapper 54-year-old civil law professor with a taste for cuff links and white pocket kerchiefs, Mr. Conte has a long résumé working for Roman law firms and associating with top-ranking Vatican cardinals.

But with no political base or government experience, Mr. Conte’s main qualification may well be his willingness to carry out a government agenda agreed upon by the populist party leaders.

That agenda, which calls for lifting of sanctions against Russia, the revisiting of the bloc’s budget rules and crackdowns on immigration, has already sent jitters through European markets and raised concerns that the erosion of the European Union may come from within its western European core.

The nomination of Mr. Conte did not exactly assuage those concerns.

 

 





 

(22 maggio 2018)

©gaiaitalia.com 2018 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 




 

 

 

 

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