di Vittorio Lussana #pentaleghisti twitter@vittoriolussana #gaiaitaliacomnotizie
Il governo ‘giallo-verde’ sta prendendo forma. E la sua bozza programmatica sta finalmente cominciando ad avere un senso. Innanzitutto, è stato eliminato ogni riferimento all’uscita dall’euro, poiché finalmente si è compreso, soprattutto sul fronte leghista, che un’eventuale ‘Italexit’, oltre a infilarci in una lunga e complessa procedura di uscita, sotto il profilo dei mercati equivarrebbe a sganciare una bomba atomica da cento megatoni sul Paese. C’è voluta l’iradiddio per farlo capire, ma ciò sembra sia avvenuto, nonostante l’evidente viltà di volersela prendere con il soggetto più debole – l’Europa – anziché affrontare, magari armati di leve fiscali, quello più forte: il capitalismo globalizzato delle multinazionali. Una vigliaccheria raccapricciante, di cui buona parte del mondo leghista nemmeno ne è consapevole, nei suoi aspetti più ‘mostruosi’. Ma lasciamo perdere: facciamo finta di non aver vissuto momenti da cinema horror, oltretutto del filone ‘hardcore’. Buona, invece, l’idea del comitato di conciliazione. Non si tratta di un qualcosa di simile al Gran Consiglio del Fascismo. E chi lo ha giudicato in questo modo non ha capito un ‘tubo’. In realtà, si tratta di un’antichissima idea del costituzionalista Paolo Barile, ovvero quella di creare una serie di comitati ‘interministeriali’ per la misurazione dei provvedimenti di governo, o come ‘camere di compensazione’ tra le diverse visioni che i Partiti possono avere in seno all’esecutivo.
Quando la sinistra italiana era una ‘cosa seria’, anche il suo ceto intellettuale era effettivamente tale: questo è un punto ‘di fondo’ su cui mi trovo d’accordo, soprattutto con i ragazzi del movimento ‘grillino’. Infine, la questione dei vaccini: intorno a tale questione, molti leghisti e alcuni ‘pentastellati’ proprio non riescono a ‘inquadrare’ la materia. L’esigenza di vaccinare i minori non è un provvedimento da socialismo ‘coattivo’ o di discendenza filo-sovietica. Più semplicemente, la medicina mantiene degli ambiti in cui nemmeno le forze dell’ordine o la magistratura possono mettersi ‘di traverso’. Se un chirurgo deve operare un paziente in gravissime condizioni può persino violare la legge, se necessario: può parcheggiare in quarta o quinta fila, o passare la dogana senza mostrare il passaporto. Quando una cura te la ordina il medico non c’è obiezione che tenga, per questioni deontologiche di necessità e urgenza. Nemmeno giudici e magistrati possono ‘scavalcare’ tale principio. E sconvolge che ciò appaia un aspetto sconosciuto. L’unico margine di manovra possibile, in merito ai vaccini, è quello di verificare se non sia azzardato l’obbligo di somministrarne così tanti e tutti insieme, o se non sia meglio prevedere una procedura più graduale e cadenzata nel tempo, comprendendo in questo percorso anche gli eventuali ‘richiami’: nulla di più. Si tratta di una materia che appartiene al mondo scientifico e intorno alla quale il punto di vista dell’Organizzazione mondiale della Sanità rimane prioritario e vincolante: è inutile ‘cadere dal pero’. Ed è persino ridicolo non aver ancora preso atto, nell’anno di grazia 2018, che i medici sono ‘persone di potere’ assai più di magistrati, politici e giornalisti.
In ogni caso, si faccia partire questa benedetta legislatura ‘giallo-verde’ e vediamo cosa succede. Ma niente ‘paraocchi mentali’, per favore. Ci rivolgiamo soprattutto ai leghisti: si tengano cuori e cervelli sempre aperti e in ascolto, ché nella vita c’è sempre da imparare. Senza impuntature da somari e ‘zucche vuote’.
(17 maggio 2018)
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