
di Daniele Santi #politica twitter@gaiaitaliacom #governo
Sono i bambinoni della Terza Repubblica, quelli che di lavorano niente e se possibile anche meno di niente perché con le mie capacità non posso certo andare a fare l’operaio, miracolati da un partito che ha disastrato banche, radio e quotidiani e da un guitto condannato ed una srl privata con ambizioni extragalattiche, i protagonisti dell’agonia della Seconda Repubblica trasformatasi in Terza grazie al verbo onnisciente di un giovanotto le cui scarse capacità sono visibili a tutti fuorché a lui e che ora lotta e sgomita per diventare Presidente del Consiglio.
Tutto, nelle loro parole e nelle veline distribuite all’esercito di giornalisti compiacenti e prontamente pubblicate da quotidiani che vendono un’indipendenza che sono ben lungi dal possedere, farebbe pensare che si stia andando verso un futuro glorioso ed una nuova rivoluzione, poi ci pensano i tribunali a ricordarci che invece siamo in piena restaurazione, con un Berlusconi ricandidabile prontissimo a far saltare gli accordi – che non ci sono mai stati – tra i giovani virgulti del pentaleghismo fascistoide e che non si va verso la seconda repubblica, ma si torna al secolo scorso.
La restaurazione in atto spiega le lungaggini, i ritardi, i passi di lato, il non intervenire nella trattativa di governo: si era in attesa della decisione del Tribunale di Milano che doveva provvedere alla riabilitazione del Signore del Bunga Bunga i cui denari, negli ultimi mesi, si sono mangiati Radio105 e Radio Subasio, diventate di proprietà del biscione senza che nessuno proferisca verbo e senza che nessuno si chieda come mai c’è chi, in questa Italia, può fare e possedere tutto e chi non riesce a fare e possedere nulla, mentre racconta a chi non può fare ed avere nulla di lavorare per la felicità ed il benessere di tutti.
La riabilitazione di Berlusconi è un sigillo di garanzia al superamento del 40% alle elezioni che è possibile prevedere prossime e che sbatteranno il M5S dell’incompetente Di Maio all’opposizione per i prossimi cinque anni dopo avere giocherellato a fare il governo come se ne avesse i mezzi e approfittato della pazienza di Sergio Mattarella che ha messo paletti precisi che tanto Di Maio quanto Salvini stanno ignorando. Nel frattempo Di Maio si è coperto di ridicolo con la richiesta a Giorgia Meloni di entrare nel governo offrendole, pare, un ministero pesante se lei avesse accettato di appoggiare la sua candidatura a premierino. Questo perché il M5S è di destra, di sinistra, leghista, neofascista e anche Orbaniano e meloniano. Che sono tutt’uno.
La Signora ha risposto picche.
Così l’orribile Italia della Terza Repubblica, perché non c’è due senza tre, è impegnata nell’ennesimo restyling della sua immobilità assoluta e si assolve per l’ennesima volta dalla sua cretinaggine politica; per l’ennesima volta costringe gli Italiani a mandare in parlamento e pagare profumatamente una mandria di vaccari incolti travestitisi da statisti col vestito nuovo della domenica all’uscita dalla chiesa di paese perché come già fece Forza Italia negli anni ’90, il M5S ha offerto la poltrona a persone che non sono state in grado nemmeno di avere un lavoro decente e che aspettavano la grillomanna dagli spazi siderali, che puntualmente è arrivata.
Ora, nel giorno fatidico della riabilitazione politica del figlio di dio, rimane solo da dire che toccherebbe scendere in piazza. Sul serio questa volta. Non come fece D’Alema delle giravolte.
(12 maggio 2018)
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