di Alessandro Paesano #cinema twitter@gaiaitaliacom #roma
Momento clou della giornata di apertura (ma noi lo abbiamo visto alla replica di sabato) del Festival del cine Espanol Perfectos desconocidos (Spagna, 2017) di Alex de la Iglesia è uno di quegli esempi di alta sinergia produttiva.
Il film, più che un remake, è l’adattamento spagnolo del film italiano campione di incassi Perfetti sconosciuti (Italia, 2016) di Paolo Genovese.
De La Iglesia e Jorge Guerricaechevarría adattano alla cultura spagnola la storia del film originale che vede quattro coppie di amici, che si conoscono da tutta la vita, cenare insieme e giocare al una sorta di gioco della verità: i messaggi e le chiamate ricevute nei cellulari di ogni partecipante alla cena verranno letti a voce alta.
Si scoprono così segreti e altarini fatti di tradimenti, virtuali (c’è chi si limita a scambiare fotografie o messaggi di testo senza essersi mai incontrato) e concreti, mentre l’unico presentatosi senza compagna con la scusa che è malata lo ha fatto per celare che si tratta in realtà di un uomo.
Quel che è interessante del film di Genovese è la premessa realista del meccanismo narrativo, plausibile e concreto, il cui sviluppo non risiede tanto nei segreti portati alla luce quanto nella reazione che ogni personaggio ha sia riguardo il proprio segreto da difendere e quello rivelato del o della partner (e il personaggio gay ha nascosto al suo compagno di essere andato a quella cena per non rivelare ai suoi amici la loro storia).
Un gioco sottile, raffinato e sempre molto credibile che ha segnato il successo di pubblico e di critica del film italiano
De la Iglesia e Guerricaechevarría si inventano una inutile cornice narrativa (una eclissi di luna rossa, con la luna realizzata, malissimo, ma veramente male, in digitale) imbastendo un film molto sopra le righe dove la comicità si basa sugli archetipi assegnati ai personaggi più che sul portato concreto delle storie di ognuno e ognuna e dove i personaggi femminili sono descritti come isterici con malcelata misoginia…
Là dove in Genovese è tutto un levare nella versione iberica è tutto un calcare la mano, spingere il pedale dell’iperbole un po’ per strizzare l’occhio a La notte che mia madre ammazzò mio padre del 2106, di Inés París nel quale Eduard Fernández e Belén Rueda interpretano marito moglie proprio come in questo film, un po’ per un’indole culturale spagnola (e scusate se sfioriamo il luogo comune).
Perfectos desconocidos nulla aggiunge alla versione italiana, e banalizza un po’ il portato del film originale i cui dialoghi vengono riproposti tali e quali nei momenti più decisivi (come nelle bellissime parole contro una reazione decisamente omofoba di uno degli astanti alla notizia che la ragazza assente sia in realtà un uomo).
Malgrado ciò la critica al machismo di certi personaggi, che si mostrano gelosi (a torto) nonostante siano i primi a tradire, è ben chiara anche nella versione spagnola anche se il finale, di sapore ben diverso, ne cambia il senso.
L’eccezionalità (e improbabilità) dell’eclissi di luna rossa ripristina la norma borghese (“abbiamo scherzato”) mentre nella versione italiana, nel finale solo apparentemente consolatorio, trapelano la solitudine e il malessere esistenziale di ogni personaggio del film e dunque di ognuno e ognuna di noi.
Probabilmente se si vuole davvero apprezzare Perfectos desconocidos sarebbe bene vederlo prima del film di Genovese che sta al film di De La Iglesias come un racconto per adulti sta a un racconto per adolescenti.
Ma anche questo fa cultura e permette di capire meglio dinamiche culturali (e produttive) e apprezzare, una volta tanto, il cinema italiano.
Perfectos desconocidos in Spagna ha incassato 20 milioni di euro.
(7 maggio 2018)
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