di G.G. #politica twitter@gaiaitaliacom #senzadime
Eccola la direzione PD dove doveva venire giù il mondo, dove il “dissidente”, “l’antirenziano” e “l’emilianista” insieme al politico che nulla di reale ha mai fatto, all’anagrafe Gianni Cuperlo, salvo sibilare minacce ai leader non graditi travestendole da politichese, e a Franceschini della peggior legge sul teatro della storia, che privilegia le corporazioni – sì, le corporazioni! – a scapito del rinnovamento culturale (da quarant’anni in Italiano circuitano e replicano le stesse compagnie, una vergogna!), che si ricompatta seguendo lo shakesperiano much ado about nothing, che è chiarissima descrizione di ciò che succede in questo paese dai politici più agghiaccianti del globo.
Emiliano Franceschini Cuperlo, chi è costui? Nulla più che uno sicofante invidioso uno, bino e trino, che pratica l’arte della calunnia, della millanteria e le traveste da politica a discapito del nemico di turno che è sempre, o quasi, colui con il quale non è d’accordo e che democraticamente ha ricevuto più voti e che democraticamente, senza cioè aziende private alle spalle, senza che ci sia un burattinaio invisibile con chissà quali oscuri obbiettivi, pratica ciò che lo statuto del suo partito detta. Il PD, lo scrivo senza particolare partigianerie, è rimasto l’unico partito i cui organismi vengono regolarmente eletti, dove le decisioni vengono prese al suo interno e dove il dibattito, spesso asperrimo, si svolge alla luce del sole con tutti i limiti che la definizione luce del sole ha in questo paesucolo di incolti che assurgono a titoli ed incarichi pubblici. Emiliano Franceschini Cuperlo, nome altisonante di un politico inesistente alle prese con parassiti, ulivi, teatri, regioni, compagne di vita e di partito, governi, minoranze, maggioranze, vanità, piacere di essere sui giornali, è tutto ciò che l’Italianucolo vorrebbe essere. Uno che conta o che almeno sia convinto di contare.
E dire che coi cimiteri pieni di gente che contava o riteneva di contare qualcosa Emiliano Franceschini Cuperlo avrebbe dovuto impararlo. Ma imparano dall’esperienza più le scimmie degli esseri umani.
(4 maggio 2018)
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