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La soluzione del conflitto di interessi cara a Di Maio è solo un problema di Berlusconi o riguarderà anche Casaleggio?

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di Giovanna Di Rosa #politica twitter@gaiaitaliacom #grillology

 

 

La Favolosa Saga di Grillology si arricchisce di nuovi entusiasmanti episodi: dopo avere silurato la Lega, ma non si sa fino a quando, il M5S va in luna di miele con il PD, e anche qui non si sa fino a quando. Il M5S, escort di alta classe della politica di bassa lega, vive la Favolosa Saga di Grillology con l’impegno che si profonde in ogni relazioni occasionale che può portare benefici, ai protagonisti della Saga prima che al paese,, e vive di improvvise e fantastiche accelerazioni come quella tanto improbabile, tanto improvvisata, tanto ingenua, legata al conflitto di interessi di Silvio Berlusconi che Luigino Di Maio, prode e sgrammaticato condottiero, ha tirato fuori dal cilindro delle infinite risorse dei Nuovi Barbari.

Il Fatto Quotidiano è immediatamente saltato sul carro della notizia, perché è succulenta, perché Marco Travaglio ha sempre odiato trovarsi tra i piedi Berlusconi, perché è necessario far dimenticare che i giornalisti e gli esponenti del quotidiano-partito di Travaglio e Gomez sono onnipresenti su tutti i canali. Questo perché il conflitto d’interessi riguarda solo Berlusconi. Il quotidiano-partito di Travaglio ha però la furbizia di citare non soltanto il prode Di Maio, ma anche la risposta di Berlusconi.

“Il linguaggio di Luigi Di Maio è preoccupante, si vuole toccare un avversario politico nella sua attività privata e sul patrimonio, da esproprio proletario da anni 70, è un pericolo per la democrazia e la libertà”.

Luigi Di Maio solleva un problema che esiste e che non è mai stato risolto a causa dei deliri di onnipotenza di Massimo D’Alema (se qualcuno ricorda la famigerata Bicamerale, capirà). Il problema è grande come un pianeta ed esiste per Berlusconi così come esiste per Casaleggio, ma di questo tanto Il Fatto Quotidiano come Di Maio non fanno menzione. Non stupisce.

Sulla questione piomba come un falco Il Giornale del buon Sallusti che titola da par suo: “Di Maio vuole spegnere Mediaset, Rai (e noi)” e scrive un articolo di fuoco sulla libertà di stampa e, già che c’è, ricorda a Salvini chi comanda nel centrodestra con alcune frasi chiarissime.

Povero Di Maio, e povera Italia se dovesse finire nelle sue mani. Per quanto ci riguarda lo tranquillizziamo subito. Quando scriviamo che lui sia persona inadatta e inaffidabile, che il suo partito sia una setta pericolosa e che quindi bene farebbe Matteo Salvini a stargli lontano, non abbiamo suggeritori ma è farina del nostro sacco (…) Chi sostiene e minaccia di «voler mettere mano» sulle aziende culturali del Paese andrebbe bandito dal consesso democratico e poi ricoverato per un controllo sul suo stato mentale (soluzione anche questa non suggerita). Quello di Di Maio ha il sapore di un avvertimento mafioso. Non è neppure nell’anticamera di Palazzo Chigi e già minaccia e ricatta. Si è infilato in un vicolo cieco e, arrivato in fondo, cerca di abbattere il muro a testate. Matteo Salvini non ha bisogno di un simile avvocato, se proprio fosse preoccupato per i nostri, ripeto nostri, consigli non dubito ce lo farebbe sapere con la sua solita chiarezza e lealtà. Altrimenti vorrebbe dire che anche Salvini sarebbe pronto a «mettere le mani» su Mediaset, la Rai e il Giornale invece che sulle pensioni e sull’immigrazione. Cioè non sarebbe più, e mai potrebbe diventarlo, il leader del centrodestra.

Anche Berlusconi non ci va giù leggero.

Il Movimento 5 stelle è posseduto da un’azienda privata, da una Srl, che appartiene a un protagonista della comunicazione che non si è mai fatto votare.

Ma pure Forza Italia era un partito-azienda; Berlusconi è però un tantinello più furbo della Sacra Setta di Grillology. Insomma lui le bugie le confezionava meglio. Serialità a parte. Diciamo poi che – e siamo assai lontani dal voler difendere Silvio Berlusconi, che è un uomo indifendibile, o la coalizione di centrodestra con punte di neofascismo insopportabili – sulla premiata ditta Grillology/M5S/Casaleggio Associati ci sarebbe molto da dire. E non è che si sta zitti.

Il Foglio, ad esempio, ricorda che Casaleggio (via piattaforma Rousseau) gestirà anche i rimborsi dei deputati e senatori del M5S e parla di restituzione di parte del loro agognato emolumento, soldi pubblici, che via istruzioni dettagliate della srl del Capo verranno accantonati dal Capo su un fondo di microcredito alle imprese che, secondo Il Foglio, sarà gestito dal proprietario della piattaforma Rousseau, del M5S, e dei destini dei poveracci che in nome di un lauto stipendio hanno deciso di andare in parlamento giocando alla politica ma essendo, di fatto, degli schiavetti. Insomma questi si fanno belli con soldi pubblici, i loro stipendi, che uscendo anche dalle nostre tasche e finiscono sul conto di una ditta privata che poi li destinerà a microimprese. Magari un giorno vedremo anche i conti e a chi sono stati destinati i denari.

Luigi Di Maio ha poi anche i suoi guai con questione legate ad esponenti presunti e arrestati di cosche mafiose che se davvero la smettessimo di dare del mafioso a chiunque con questa leggerezza agghiacciante, forse avremmo anche un paese migliore. Anche di questa questione parla Il Giornale: ma davvero è possibile pensare che in un paese nel quale la mafia penetra con tranquillità ovunque voglia, qualsiasi candidato politico possa essere immune dal pericolo di avere sostenitori collusi o potenzialmente collusi con la mafia? Non sto difendendo Di Maio, sto difendendo l’intelligenza presunta di una intera categoria. La nostra. E proprio a questo proposito Il Giornale riporta il commento del figlio del Boss arrestato, al quale l’orrenda zanzara di Cruciani ha dato voce.

 “Io non sono un camorrista. Pina Picierno e Benedetto Zoccola, vicesindaco di Mondragone, dovrebbero chiedere scusa a me e a Di Maio perché non sono informati. Io non ho precedenti – ha dichiatato – Il vicesindaco è solo in cerca di visibilità perché fino a ieri nessuno lo conosceva. Ho solo fatto un commento a una foto, non ho mai conosciuto Di Maio né mai votato il Movimento 5 Stelle”. Infine conclude parlando del padre: “Non lo vedo da da sei mesi, non devo chiedere scusa per cose fatte da lui. Nessuno nega che sia un pluriassassino, ma il clan La Torre non c’èpiù a Mondragone dal 2002. Ovviamente voglio bene a mio padre ma la sua vita mi fa schifo. Con il suo cognome ho avutolo solo problemi”.

Quanta verità ci sia lo scopriremo solo vivendo. Ci sembra un po’ poco per accusare Di Maio che ha la sola colpa di sentirsi un genio nato per cambiare il mondo. Sfiga nostra se 11 milioni di italiani gli hanno creduto. Ma succede spesso in questo paese. Ed è responsabilità degli Italiani non di chi riesce, con grande facilità e senza sforzo, a prenderli per il culo con maestria.

Insomma la boutade di Luigi Di Maio sul conflitto di interessi non avrà seguito, perché mettendo mano alle aziende di Berlusconi si dovrà mettere mano al network di Casaleggio (anche l’UE lo chiede e questo sarà il prossimo obbiettivo delle bordate distruttive dei Servi del Sacro Blog): Si è trattato, come scrive anche Today.it, di una caramella per addolcire gli effetti della relazione contro natura che Grillology e Dem stanno costruendo contro tutto e tutti. E contro il loro elettorato. Nel Mentre Salvini il populista, deve far dimenticare che il suo partito è sotto di 49 milioni di euro per le note vicende giudiziarie e minaccia di aizzare le folle per le strade nel caso il centrodestra non vada al governo. Pensarci quando ha bocciato il referendum del dicembre del 2016 gli avrebbe rotto il giochino.

 





 

(28 aprile 2018)

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