di Giancarlo Grassi #Todi twitter@gaiaitaliacomlo #politica
Todi è un luogo magnifico dove purtroppo troppi sono convinti di essere aquile e che le loro scelte cambieranno la storia di un paese. Abilissimi nel vendere una statistica degli anni ’80 che li voleva uno dei posti migliori dove vivere, sono rimasti là, dove li avevano collocati ormai quarant’anni fa e riescono a distinguersi per poche cose: un festival teatrale asfittico dove gli spettatori si lamentano di non capire le battute degli attori, senza accorgersi che non stanno zitti un minuto e, da più di un anno, una giunta neofascista che più di destra non si può, che si distingue per essere stata la prima nella storia dell’Umbria antifascista – cioè quella del dopoguerra – a non avere concesso il patrocinio del Comune all’ANPI in occasione del 25 aprile. Quello di quest’anno.
La giustificazione? Non c’è, ma c’è un’opinione. Il Sindaco ha detto: “Sono di parte”. Lui naturalmente non si considera di destra, solo di parte, ed è di Forza Italia che è quel partito di centro [sic] che, grazie a Berlusconi, ha sdoganato i nuovi fascismi italiani: tant’è vero che in giunta a Todi c’è pure Casapound. Perché bisogna essere fieri di essere di parte e sapere di cosa si parla quando lo si è. E bisogna sempre superare il maestro. Così che si è deciso di ignorare la Liberazione del 25 aprile del 1945.
La giunta aveva già richiamato l’attenzione sull’inutile cucuzzolo sulla quale è arroccata insieme ai quattro gatti che la votano (gli altri quattro si sentono di centrosinistra, ma hanno anche loro la pessima percezione di sé che li porta a sentirsi aquile sarà per via del simbolo del paesucolo), quando alcuni mesi fa aveva censurato libri ritenuti troppo osé per l’ideologia fascioclericale al potere che vennero epurati dalle biblioteche cittadine.
Era il 22 novembre del 2017 e già in quel frangente avemmo la pessima sensazione che ciò che cercava la giunta al potere fosse visibilità a tutti i costi.
Difetto tipico di tutti i mediocri.
(24 aprile 2018)
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