di Giovanna Di Rosa #politica twitter@gaiaitaliacom #governo
Nella battaglia ingaggiata tra Lega e M5S per decidere chi ha partorito il miglior statista del secolo, la montagna salviniana ha partorito un topolino: “Non ci sono i numeri” ha dichiarato il grande segretario leghista che fino a ieri, con il 37% e un po’ della sua coalizione, doveva fare sfracelli. “Non ci sono i numeri, ma speriamo” e sappiamo come morì chi visse sperando.
Dunque, mentre Roberto Fico ha già iniziato le sue figuracce alla Camera che l’ha eletto presidente, Matteo Salvini si scontra con il muro del 32% del M5S che non retrocede di un millimetro sulla candidatura di Luigi Di Maio come presidente del Consiglio possibile, dato che se non ci sono i numeri del 32% ce ne facciamo ben poco. Ad un mese circa dalle elezioni abbiamo quindi assistito a grandi proclami, alla elezione di tutti i poltronabili possibili, compreso Rosato del PD che avremmo visto volentieri relagato a vita privata, perché anche noi abbiamo le nostre opinioni, alla restaurazione della peggior destra da poltrona mai vista, da Gasparri a Carfagna passando per l’eterno Gasparri, ed all’alzare la testa del peggiori fascismo possibile, quello leghista, che dove è insediato, forte della vittoria [sic] salviniana, lancia le sue assurde campagne contro comunisti, gay pride e stoviglie.
Eccoli i portatori di civiltà che mettono a soqquadro un paese con dichiarazioni improvvide, insensate, inutili e alla fine dei giochi, false: eccoli lì alle prese con una questione tanto semplice come quella del non trovare “i numeri”. E’ un casino serio. Così serio che Salvini non ha nemmeno trovato il tempo di dichiarare incongruenze cariche d’odio sugli arresti di potenziali terroristi nel nostro paese.
(30 marzo 2018)
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