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Lunedì 9 aprile il Teatro Carcano ospiterà il quarto ed ultimo appuntamento di ODISSEA – Un racconto mediterraneo, progetto ideato e diretto da Sergio Maifredi e prodotto dal Teatro Pubblico Ligure. Sul palcoscenico Tullio Solenghi che affronterà il Canto XIX -Odisseo e Penelope. Per realizzare questo articolato progetto Maifredi si è avvalso della consulenza letteraria di Giorgio Ieranò, docente di lingua e letteratura greca all’Università di Trento nonché autore del fortunato “Gli eroi della guerra di Troia” (Sonzogno, 2015) e Matteo Nucci, giornalista di “Repubblica” nonché autore del saggio “Le lacrime degli eroi” come del romanzo “È giusto obbedire alla notte” (Ponte alle Grazie, 2017), finalista al Premio Strega 2017. Sul sito www.teatropubblicoligure.it sono disponibili ulteriori informazioni e aggiornamenti.
In Penelope, Odisseo ritrova il suo doppio. Penelope è astuta almeno quanto il suo sposo. È stata astuta nel tener testa ai pretendenti, inventando l’eterno gioco della tela, ed è astuta ora nel saggiare chi dice d’esserle marito. E se Telemaco e la Nutrice possono credere che l’uomo che hanno davanti è il re di Itaca, che è tornato, ha ucciso i Proci ed ha ristabilito l’ordine, a Penelope questo non basta.
Per metterlo alla prova ancora una volta ordina alle ancelle di spostare il letto nuziale. Solo lei e Odisseo sanno che quel letto è intagliato nel tronco di un secolare ulivo che affonda le radici nella terra dei padri. “Nessun umano lo può spostare!” dice lo straniero. E Penelope si scioglie in un pianto trattenuto da vent’anni. La notte la passeranno ad aversi e a ritrovarsi. Raccontandosi due decenni trascorsi nell’attesa e nel ritorno.
Nelle parole di Maifredi, “Odissea – Un racconto mediterraneo è un progetto permanente, un percorso da costruire canto dopo canto scegliendo come compagni di viaggio i grandi cantori del teatro contemporaneo e quegli artisti che sappiano comunicare in modo estremamente diretto, non con la protezione del “buio in sala” ma guardando negli occhi il proprio pubblico, non proteggendosi dietro gli schermi delle belle luci o di una bella musica di sottofondo ma affrontando a mani nude la parola”. Odissea, che ha debuttato nel 2009 e ha inchiodato ai sedili di pietra dei teatri antichi e di velluto rosso dei teatri tradizionali migliaia di spettatori, restituisce alla narrazione orale, al cantore vivo e in carne ed ossa di fronte a noi, le pagine dell’Odissea che dagli anni della scuola abbiamo letto in silenzio. Una godibile ed emozionante lectio magistralis per riscoprire il rito civile della lettura.
L’Odissea è la prima fiction a episodi. Questa è una delle sue forze. I racconti vivono assoluti; il “montaggio” avviene nella testa dello spettatore che può conoscere o ignorare gli episodi precedenti. Così come Odissea – Un racconto mediterraneo è una rotta, la rotta di Odisseo, ed è la rotta che unisce le sponde del mediterraneo da Est a Ovest da Nord a Sud, l’Odissea omerica è un arco che scavalca le epoche; è la classicità e al tempo stesso la modernità; inventa il flash back tremila anni prima del cinema americano, cala Odisseo all’Inferno duemila anni prima di Dante. Una forza immutata nei millenni.
(30 marzo 2018)
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