di Giovanna Di Rosa #pentaleghisti twitter@gaiaitaliacomlo #governo
Dimostrando una pessima conoscenza delle questioni elettorali, uno dei tanti buzzurri eletti nelle liste del M5S, diceva ieri ai media (non gli pareva vero di finire sui giornali) – dicendo il vero – che non si può ignorare un 32% di elettori che hanno scelto il M5S. Purtroppo, come spesso succede al bar, ebbro della momentanea popolarità, l’omuncolo aggiungeva che questo 32% di elettori ha voluto Luigi Di Maio presidente del Consiglio, cosa non vera perché la legge elettorale italiana prevede l’elezione diretta del premier, la cui scelta è – costituzionalmente – appannaggio del presidente della Repubblica che sceglie sulla base del risultato elettorale e consegna il mandato (sempre esplorativo) per la formazione del governo. Qualora Mattarella scegliesse Luigi Di Maio, come leader del partito che ha preso più voti, osserverebbe semplicemente il dettato costituzionale. Se Di Maio non trovasse la maggioranza Mattarella dovrebbe rivolgersi a qualcun altro, ed anche in quel caso rispetterebbe la Costituzione.
Poche ore prima Matteo Salvini aveva falsamente affermato che sarebbe disposto a fare un passo indietro [sic], o meglio che non è una questione di “Salvini o morte”, quando invece è proprio una questione di “Salvini o morte”, per sottrarsi alle numerose polpette avvelenate lanciate da Silvio Berlusconi la cui dichiarazione “Non ho niente in contrario a che sia conferito il mandato esplorativo a Matteo Salvini” sottintendeva, “così fallisce e ce lo togliamo dai piedi”.
La dichiarazione di Salvini era diretta a Luigi Di Maio per dirgli “se mi tolgo dai piedi io fallo anche tu”, ma Giggino ex webmaster baciato da improvvisa fortuna (e da conseguente caducità) non c’ha sentito. Giustamente, dal suo punto di vista, perché nessuno può negare che il M5S sia il primo partito, con quasi il 15% di voti in più della Lega, e che il leader del primo partito sia la persona alla quale va chiesto di formare un governo.
La legge elettorale però lo mette in quel posto a tutti perché senza una quadra parlamentare – tutti lo sanno, ma nonostante lo sappiano continuano a comportarsi come se fossero in campagna elettorale (e probabilmente lo sono perché senza un governo si dovrà tornare al voto presto) – non ci sarà presidente del consiglio tra i partiti che hanno preso più voti, a meno di assai poco desiderati appoggi da altre forze che, al momento, hanno dato altre indicazioni. Va detto, ad esempio, che l’elezione di Delrio al ruolo di capogruppo del PD alla Camera suggerisce anche altre soluzioni possibili, ma staremo a vedere.
E’ però la fastidiosa ostentazione di primadonnismo di Salvini e Di Maio che lascia perplessi, perché entrambi sembrano essere avviluppati più al loro ego ed al prestigio che dalla loro carica dovesse derivare piuttosto che dalla possibilità reale che il potere che gridano di volere (ma che in fondo non voglio proprio), consenta loro di realizzare le impossibili ed irrealizzabili promesse elettorali delle settimane precedenti al voto.
Suggeriremmo loro di chiedere a Putin di fare da arbitro e di indicare, in privata sede e senza che si sappia troppo in giro, qual’è il suo presidente del Consiglio preferito. Entrambi hanno indicato lo Zar russo come loro nume tutelare in più occasioni, si rivolgano quindi a lui come si rivolgerebbero ad un buon padre. Ammesso che esistano ancora i buoni padri.
(28 marzo 2018)
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