di Ghita Gradita #Sanremo2018 twitter@gaiaitaliacom #tv&radio
Un Claudio Baglioni botulinato, indentierato e con una vaga aria da Papa della Canzone, braccia allargate a benedire il volgo e la platea (profumatamente) pagante, ha dato il benvenuto – preceduto da un Fiorello sempre più disperatamente uguale a se stesso – urbi et orbi (e a molti sordi) a oltre undici milioni di italiani incollati alla tivù per Sanremo 2018.
C’era per noi la nostra osservatrice speciale La Lurida che ne ha scritte via Twitter di tutti i colori in un esercizio dissacratorio fine a sé stesso, di puro intrattenimento demenziale.
Oltre trenta minuti di intrattenimento da geriatrico precedono la prima canzone e quindi siparietti impresentabili con un Baglioni paludato che scivola su “E tu”, cantata due ottave sotto rispetto all’originale e stonata (era meglio Fiorello quando imitava l’originale), una Michelle Hunziker vestita da Lucrezia Borgia in menopausa e meno male che c’è Pierfrancesco Favino (ma cosa ci faccio qui lì?).
Canzoncine da niente – non si doveva rimettere al centro la canzone?, parole del direttore artistico – la solita fuffa del disoccupato sul palco che Pippo Baudo la faceva meglio, la solita solfa della canzone plagiata (tutti gli anni la tirano fuori e regolarmente non se ne fa nulla) e alla fine le cose che si salvano sono tre: il bellissimo pezzo di Max Gazzè, la genialata chiamata “Arrivedorci” di Elio e Le Storie Tese e, sorpresa!, Ornella Vanoni, grandissima interprete che a 83 anni suonati non pretende di strafare e canta con la classe di sempre.
Ecco l’ennesimo inguardabile Festival di Sanremo che inchioda alla tivù 11milioni e 603mila italiani. Molti, come noi, per parlarne dopo e parlarne male, ma davvero non se ne può fare a meno. Se proprio Sanremo dev’esserci allora mille volte meglio Carlo Conti che non ha i mezzi per fare cultura, ma i programmi televisivi per la Rai massificatrice quelli sì, li sa fare.
(7 febbraio 2018)
©gaiaitalia.com 2018 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)