di Daniele Santi #Politica twitter@gaiaitalicom #lega
Ciò che mancava alla campagna elettorale e demenziale di queste elezioni 2018 era una dichiarazione di Matteo Salvini, che puntualmente, come il buon padre di famiglia che non ci fa mancare nulla, non è mancata.
Nella giornata in cui il suo buon amico Vladimir Putin faceva arrestare uno dei suoi oppositori, il segretario del partito dove comandano Umberto Bossi, Silvio Berlusconi e Roberto Maroni e all’interno del quale Salvini conta tanto come un settantenne con una gamba rotta nella rosa del Milan, ha dichiarato infatti che se lui sarà eletto premier – questa è la più bella della lunga storia salviniana di battute ad uso mediatico – farà come Donald Trump e metterà i dazi sulle merci non italiane così che ridurrà alla fame il paese dato che le importazioni di grano e riso dell’Italia rappresentano la maniera che gli italiani che non mangiano a Bruxelles hanno di sfamarsi. Ne deriva che se Salvini sarà eletto premier affamerà gli Italiani.
Nel giorno della dichiarazione salviniana il mondo politico italiano rendeva noto, attraverso la presentazione della sue liste elettorali decise a tavolino – persino chi aveva abituato i suoi elettori a primarie le ha saltate a piedi pari – che politici come Salvini sono il prodotto che la volgarità della politica italiana ha il dovere di partorire e che, anzi, sarebbe strano il contrario.
Il bello, però, deve ancora venire perché la sensazione è che i signori del parlamento cerchino la partita patta, cioè l’ingovernabilità, in modo da poter continuare la loro guerra uno contro l’altro a scopi di arricchimento da click da una parte e di razzismi e fascismi dall’altra, e che le coalizioni di urlatori e bionde si sfalderanno e il 5 marzo ognuno tornerà per la sua strada.
(29 gennaio 2018)
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