
di Lorenza Morello #Costituzione twitter@lorenza_morello #Italia
Scriveva il Maestro Calamandrei: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati”.
Pur con il grande rispetto che da giurista riservo ai Padri Costituenti e a Calamandrei stesso, sui cui libri mi sono formata, concordo laddove egli affermava che la Costituzione debba essere considerata, non come una legge morta, ma bensì come un programma politico. La Costituzione contiene in sé un programma politico concordato, diventato legge, che è obbligo realizzare. Ma ritengo altresì che essa ormai da tempo risenta la necessità di essere riformata, giacché taluni passaggi che nel momento della redazione della stessa erano guarantige, oggi risultano essere “fardelli” che appesantiscono il nostro iter legislativo e che non possiamo più permetterci se vogliamo essere competitivi con i paesi in cui, fatti salvi i pochi principi universali sanciti nelle carte fondamentali che qualsiasi paese che voglia dirsi civile ha (dalla GrundNorm al Bill of Rights e simili), la fa da padrone il diritto vivente e il principio del “Judge makes law” che permette un adeguamento tempestivo della norma ai cambiamenti della società. Diversamente vivremo non con più garanzie ma anzi con un diritto stantio che in quanto tale limita le nostre libertà e, si sa: “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare.”
(27 dicembre 2017)
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