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Dunque Facebook ha deciso di essere più trasparente nelle questioni fiscali e dichiarerà i ricavi nei Paesi dove li realizza, pagando conseguentemente le tasse in quel paese, secondo le leggi di quel paese e non in base alle leggi irlandesi dove il gigante dei social ha la sua sede internazionale. Magari è un primo passo anche verso la trasparenza dei blocchi degli utenti e sulle ragioni per cui i gruppi nei nazisti che propagano odio e razzismo non vengono bloccati, e ad un quotidiano come il nostro viene impedito di pubblicare nei gruppi una settimana sì e l’altra anche.
Facebook ha annunciato nei giorni scorsi che passerà a una “struttura di vendita locale” nei Paesi in cui è presente un ufficio che tratta direttamente con gli inserzionisti locali. In Italia ad esempio, quell’ufficio è presente e nel corso del 2015, ad esempio, Facebook ha venduto pubblicità in Italia per qualcosa come 225 milioni di euro circa.
Il cambiamento annunciato da Facebook arriverà nel corso del 2018, dalla metà dell’anno per l’Italia, e si completerà in tutto il mondo entro la metà del 2019. Per intenderci Facebook ha pagato in Italia, scrive Repubblica, 203mila euro nel 2015 e 267mila l’anno scorso. Sui 225 milioni di euro circa incassati in Italia le tasse (tasse?) sono state pagate in Irlanda dove dal punto di vista fiscale è sempre tempo di saldi. Geniale, no?
(14 dicembre 2017)
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