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Emilio Campanella ha visto gli “Operai a Palazzo”, L’arte vista da…

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di Emilio Campanella

 

 

I Musei Civici Veneziani celebrano i cento anni della fondazione di Porto Marghera e del suo polo industriale, con un’esposizione difficilmente collocabile in un genere definito. S’intitola Marghera 100 e rimarrà aperta a Venezia, a Palazzo Ducale, fino al 28 gennaio 2018, negli appartamenti del Doge, all’occasione, dissimulati da tutta una pannellatura grigia a nascondere lo sfarzo contrastante con il mondo operaio, eccettuati i grandi sontuosi camini impossibili da dissimulare. Fortemente voluta dal sindaco Luigi Brugnaro che introduce, da par suo, l’esposizione, in un video a figura intera, come spesso si usa per accogliere adeguatamente i visitatori, anche se solitamente sono i curatori a mettersi in scena. Peccato che i turisti siano poco interessati tanto alle lotte operaie quanto alle tragedie dell’inquinamento e tirino dritto infastiditi. Forse il luogo non è dei più adatti, ed una sede come Ca’ Pesaro, sarebbe stata maggiormente quella ideale, essendo un museo d’arte moderna che, fra l’altro, ha nelle sue collezioni, non poche opere che con la tragedia del mondo operaio, hanno a che fare.

Qui si fa un percorso in dieci capitoli, mentre in sei è quello visivo dell’interessante montaggio di materiali d’archivio, curato da Gian Piero Brunetta. Nove stazioni, chiamiamole così, sono quelle scandite dalle opere d’arte esposte, ed i percorsi s’incrociano e s’intersecano. Purtroppo anche l’importante apporto fotografico da storici archivi cittadini, non basta ad andare oltre una infarinatura, patinata e superficiale di cento anni di vita di una città e di una popolazione. Non si va molto più in là della retorica dei cinegiornali, non manca neppure un pur gradevole florilegio di Caroselli a tema.

Come accennavo, ho visto ad una seconda visita accurata e mirata, una settimana dopo le mondanità inaugurali, visitatori casuali, perplessi ed anche disinteressati, che si trovano di fronte un argomento inaspettato. Certo ci sono opere di grande importanza: Tony Cragg, Jannis Kounellis, Eliseo Mattiacci, Mario Mertz, Pino Pascali, Daniel Spoerri, Emilio Vedova, Gilberto Zorio, fra gli altri, ma tutte queste cose insieme non bastano a fare una mostra di un qualche senso compiuto.

Le buone intenzioni, ammesso che siano tali, e voglio credere di sì, non sono sufficienti. Comunque è da notare che dopo tre mostre al Centro Candiani, volute dalla municipalità, questo è uno scambio senza esserlo veramente: Marghera 100 sì, ma le Grandi Navi di Berengo Gardin, no; ricordiamo tutti la polemica dello scorso anno. Sono scelte precise.





(14 novembre 2017)

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