di Vittorio Lussana, twitter@vittoriolussana #giustappunto
Non stupisce l’idea che il centrodestra si ripresenti unito ai nastri di partenza delle nostre ormai prossime elezioni politiche nazionale. Stupisce, invece, l’idea che quest’alleanza ricalchi, ancora oggi, i medesimi schematismi culturali degli ultimi 25 anni. Il centrodestra italiano sembra un mondo perennemente in movimento che, in realtà, cammina perennemente in cerchio, senza mai riuscire a fare un minimo passo in avanti verso una normalizzazione democratica del Paese. Quel che proprio non si riesce a far comprendere, in particolar modo agli ambienti di Forza Italia, è il fatto che una forza politica iscritta al Partito popolare europeo dovrebbe costruire un fronte cattolico-moderato, non la solita riedizione di un ‘calderone’ qualunquista, contraddittorio e pseudo-liberale. Gli alleati naturali dei ‘berluscones’ dovrebbero essere Pierferdinando Casini e Gianfranco Rotondi, non Matteo Salvini e Giorgia Meloni. La formazione guidata da quest’ultima, a dire il vero, ci preoccupa relativamente: l’indiretta ‘scoppola’ presa dai referendum consultivi in Lombardia e Veneto ha chiarito molto i limiti delle teorie neo-sovraniste, le quali avevano trovato assai comodo ‘scaricare’ sull’Unione europea una crisi economica la quale, invece, discende totalmente da un processo di globalizzazione che ha appiattito verso il basso ogni equilibrio economico interno ai singoli Stati. Perché è proprio lo Stato a non stare più ‘in piedi’, non l’Unione europea: quella sta benissimo! Qualche antico elemento di destra sociale ‘riecheggia’, qua e là, nelle riflessioni della giovane leader dei ‘Porcellini d’Italia’. Ma quando si tratta di andare contro le logiche di un capitalismo neo-liberista, che ha fatto strame di ogni identità culturale e di qualsivoglia principio di giustizia sociale, ecco che la signora Meloni si ritrova ‘stritolata’ nella morsa tra il regionalismo frazionista ‘padano’ e il liberismo qualunquista di Forza Italia. Stendiamo, dunque, un ‘velo pietoso’ e andiamo avanti. Il leader che riteniamo più pericoloso, a nostro parere, è Matteo Salvini. Il quale sembra essere l’esatto opposto rispetto a quell’Umberto Bossi che sbraitava a Pontida, ma poi ragionava in Consiglio dei ministri. Salvini, al contrario, si pone come un moderato, mentre un ‘pezzo’ della forza politica che lui rappresenta, la Liga Veneta, sta covando i più inconfessabili e distruttivi propositi antiunitari e antieuropei. Dato che in politica si ottiene quasi sempre l’esatto contrario di quel che si vorrebbe fare, forse era più rassicurante un secessionista: tanto, qui da noi va tutto alla rovescia! Infine, rieccoci innanzi al buon Silvio Berlusconi, ancora una volta ‘in campo’ a 82 anni ‘suonati’. Per la serie: avanti i giovani! Lui sì, che è il “nuovo che avanza”, esattamente come nel 1994: neanche un giorno è trascorso, da allora. I suoi giornali si stupiscono di come venga riproposta una nuova strategia giudiziaria contro di lui, ma si guardano bene dall’andare ad analizzare la sua logica da ‘pallottoliere’, sempre pronta a sommare tutto e tutti, anche molti di quei voti dalla provenienza ‘sospetta’. Per carità, il fronte progressista non è certo in condizioni migliori: la sinistra italiana ormai offre un panorama composto, quasi esclusivamente, da autentici dissociati, persino da se stessi. Invece, dovrebbe dirsi orgogliosa di aver salvato, in questi anni, centinaia di migliaia di poveri disgraziati nel Mediterraneo, o di aver combattuto, praticamente da sola, contro la vera ‘diversità’ della politica italiana: quella dei pazzi furiosi, dei fuori dal tempo, dei morti che camminano.
Non c’è proprio niente da fare: qui da noi, si apprezza maggiormente tutto ciò che è irrazionale, o che non possiede alcun senso. In tempi di emergenze climatiche, in cui viene richiesta una maggiore attenzione alla tutela paesaggistica e ambientale, un Partito ‘verde’ dell’8-9% ce l’hanno persino i Paesi più ‘sgangherati’ dell’Unione europea. Non si tratta di un nostro ‘endorsement’ a favore di una formazione ambientalista: più semplicemente, le nostre condizioni attuali necessiterebbero di compagini dotate di un proprio patrimonio di idee e di soluzioni, al fine di affrontare i veri problemi del terzo millennio, che sono poi quelli di uno sviluppo sostenibile, di una graduale ma necessaria conversione energetica al gas metano, di un’attenzione più specifica verso il tema del riscaldamento globale. Siccome, però, di risolvere le questioni più concrete, a cominciare dalla disoccupazione giovanile, agli italiani non gliene può ‘fregare’ di meno, eccoci di nuovo tutti qui a fare i soliti discorsi e a doverci sorbire la consueta, insopportabile, campagna elettorale. Questa volta, temo proprio abbia ragione il comico Gene Gnocchi: bisognerebbe votare per il Partito del ‘Nulla’. Per dirigerci, con un maggior grado di coerenza, là dove tutti andiamo verso.
(2 novembre 2017)
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