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L’Arte vista da Emilio Campanella: “Visitazioni e Rivisitazioni”, per non dimenticare la Biennale

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di Emilio Campanella

 

 

In anni di Biennale, come si sa, come ho già scritto e come torno a ricordare, Venezia è abitata da decine di mostre d’arte, la maggior parte collegate con quella manifestazione, o come Padiglioni Nazionali decentrati o come eventi collaterali, e se non fanno parte di nessuna delle due categorie, sono comunque, molto spesso ragguardevoli. Non tutte le date corrispondono, e nei mesi scorsi le avevo specificate con precisione per evitare il rischio di trovarsi di fronte ad una porta sprangata. Questa scelta comprende cose già viste, viste meglio ed altre viste proprio per la prima volta.

Vicino ai Giardini, c’è il Padiglione del Belarus dove sono tornato per vedere integralmente il film “Il tavolo” di Roman Sazlonov. Si entra, ci si siede ad un tavolo simile a quello lunghissimo cui sono seduti svariati personaggi, che vediamo sullo schermo di fronte. Per 33 minuti, in un lungo piano sequenza, scorrono davanti a noi altrettanti personaggi interpretati dai migliori attori teatrali della Bielorussia (il teatro è fuorilegge, in quel paese, e le rappresentazioni clandestine, si svolgono in case private). Frammenti di storie , dialoghi, monologhi, noia, aspettativa, tristezza, allegria sfrenata, pianto incontrollato come ad una rappresentazione sacro/profana in cui la frontalità leonardesca non è casuale.

All’Arsenale Nuovissimo ho rivisto, nel Padiglione del Libano la magnifica installazione luministica e sonora di Zad Moultaka: Samas, Sole nero, lavoro realizzato in collaborazione con l’IRCAM di Parigi. Accanto, l’evento collaterale: Memory and Contemporaneity visto all’inaugurazione ed ora rivisto, diversissimo siccome sono presenti le opere degli artisti, mentre a maggio c’erano spazi ampi che poi sono stati riorganizzati facendo spazio a lavori ed installazioni interessantissime che mancavano a causa dell’incendio del cargo che le trasportava. Merita anche vedere, o rivedere Hiperpavillion per l’ampia scelta di installazioni, l’organizzazione nei magnifici spazi, l’illuminazione accuratissima, anche questo all’Arsenale Nuovissimo. A non grandissima distanza, a Palazzo Grimani, accanto a Campo Santa Maria Formosa, una’ampia retrospettiva dell’israeliana Beverly Barkat: Evocative Surfaces, nel suggestivo secondo piano nobile del palazzo. Alcune opere sono state create espressamente per questo spazio.

Sempre interessante il Padiglione di Andorra negli edifici adiacenti alla Chiesa della Pietà, ed altrettanto sempre sorprendente, coinvolgente ed inquietante, il lavoro di Evan Penny: Ask your body, nella Chiesa di San Samuele, accanto a Palazzo Grassi. E’ scritto: da maggio a novembre, senza specificare la data.

Nella Chiesa di Santa Caterina: Spite your Face di Rachel Maclean, organizzato da Scotland+Venice, evento Collaterale della Biennale, un bel film della durata di poco più di trenta minuti che strizza l’occhio al fantasy, a Pinocchio, alle sette religiose, al consumismo, con ottimi attori. Alla Fondazione Prada, a Ca’ Corner della Regina, il memorabile lavoro di collage di suggestioni, evocazioni cinematografico-teatrali di Thomas Demand, Alexander Kluge, Anna Viebrock: The boat is leaking. The Captain lied.

A Palazzo Dolfin Gabrielli, poco lontano da Piazzale Roma, ma anche da S.Margherita o S. Pantalon, l’evocativo Padiglione della Costa d’Avorio. Alla Fondazione Emilio ed Annabianca Vedova: Emilio Vedova, De America al Magazzino del sale ed allo Spazio Vedova. Un ‘importante scelta di lavori legati agli Stati Uniti. A Palazzo Contarini, cui si accede salendo la bellissima scalinata del Bovolo, nella Sala del Tintoretto: Giorgio Morandi, Segni nel tempo, una bella scelta di grafiche, proposta dalla Galleria Maggiore di Bologna.

Tutte le esposizioni le cui date non siano specificate, s’intendono aperte sino al 26 novembre prossimo.

 



(20 ottobre 2017)

©gaiaitalia.com 2017 – diritti riservati, riproduzione vietata

 



 

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