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Mariano Rajoy gioca a fare il condottiero e sospende l’autonomia catalana

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di Il Capo, twitter@gaiaitaliacom

 

 

Mariano Rajoy conferma la sua inettitudine politica continuando a giocare al Grande Condottiero e risponde alla istanze indipendentiste della Catalogna con il pugno di ferro: l’articolo 155 della Costituzione spagnola verrà usato come moderno rogo per gli infedeli catalani che rifiutano di abiurare. Per Rajoy la Spagna è Dio. Questo omuncolo che si trova ancora al potere perché i suoi avversari lo stanno cuocendo a fuoco lento, la CEE lo sta sfruttando per i suoi scopi e che regge un governo di minoranza nato morto e che non governa, ma si trascina come un cadavere nella paludi di un’azione impossibile perché senza numeri, fa l’unica cosa che è capace di fare: usa quella che pensa essere la forza. Si sta scavando una fossa tanto profonda da non uscirne più.

Puigdemont non tornerà indietro, nemmeno dopo che il governo spagnolo del PP erede di Franco avrà sospeso l’autonomia della Catalogna. Anzi, subito dopo la sospensione dell’art.155, Puigdemont – che non è un pericoloso estremista, ma sa bene cosa sta facendo – dichiarerà l’indipendenza. A Rajoy che ha già fatto operare arresti, che ha già fatto pestare cittadini che andavano a votare, che ha già fatto vedere cosa la sua Guardia Civil è in grado di fare e fino a che punto la brutalità – della Guardia Civil e di Mariano Rajoy e del partido Popular, non necessariamente in quest’ordine – può arrivare, non resterà altra scelta che mandare i carri armati o fare arrestare mezza Catalogna. Altro che purghe staliniane, i buoni cattolici spagnoli che guardano al PP come forma di moderna Inquisizione contro l’Infedele catalano, hanno lasciato viscida traccia di loro nel corso della storia. Perché alla Storia bisogna pur lasciare qualcosa, non importa cosa.

Una situazione che rischia di sfociare in una catastrofe politica e civile nel cuore dell’Europa con la Spagna tornata ai tempi della colonizzazione che interviene con ferocia contro chi della Spagna non vuole più sapere nulla e vuole essere “Nazione”. Alla faccia della tanto decantata autodeterminazione dei popoli. E dire che la soluzione politica è lì, a portata di mano. Ed ha una definizione semplicissima: si chiama “ascolto”. E a quella prima soluzione seguirà, senza sforzo, la seconda che si chiama “dialogo”. Quel dialogo invocato dalla Catalogna negli ultimi trent’anni. Un dialogo offerto dalla politichina dei Popolari di Rajoy e poi fatto disattendere dai Tribunali.

Mai come in questo momento, periodo franchista e colonialismo a parte, la brutalità dell’ignoranza di un primo ministro, parliamo proprio di Don Mariano Rajoy, ha dato prova dei disastri che l’inettitudine di chi guadagna il potere senza avere i mezzi per gestirlo possono provocare. La faccenda va molto al di là dei like sui social, amici lettori, lo scontro tra governo centrale spagnolo e Catalogna è una questione terribilmente seria.





(19 ottobre 2017)

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