
di Giancarlo Grassi twitter@gaiaitaliacom
Il giorno successivo a quella che tutti avevano definito “l’apertura di Matteo Renzi” ad Art.1-Mdp, in realtà non c’era stata nessuna apertura, ma una dichiarazione che sapeva di resa dei conti definitiva: “Su sicurezza e lavoro” aveva detto il segretario del PD, “dobbiamo fare una grande battaglia culturale contro i nostri avversari, che non sono quelli che se ne sono andati via di qui”, dichiarazione che ci permettiamo di traddure liberamente in “non essendo i nostri avversari quelli che se ne sono andati via di qui, ignoriamoli”, Pisapia, che è uomo di sogni e come tutti gli uomini che sognano è anche pragmatico, nella mattinata dell’8 ottobre ha recitato il requiem aeternam per il partito del 3% messo in piedi da Massimo D’Alema con le facce di Pierluigi Bersani e Roberto Speranza: quell’Art.1-Mdp messo in piedi da gente di sinistra che sa solo far vincere la destra.
Dopo avere saputo che Roberto Speranza non ne poteva più di aspettare perché la pazienza di tutti – soprattutto di quella che raccontano che deovno cambiare il mondo – ha un limite, ha salutato garbatamente dicendo ciò che Roberto Speranza del conto come il due di picche ma grido come se fossi il dittatore della provincia di Isernia, non voleva sentirsi dire: “Buon viaggio a Speranza”, ha detto l’ex Sindaco di Milano. “Sono certo che ci ritroveremo in tante battaglie”, poi solleticato da alcune domande piccanti Pisapia ha rincarato la dose: “Non credo nella necessità di un partitino del 3%, credo in un movimento molto più ampio, molto più largo e soprattutto capace di unire, non di dividere” con un’affermazione che si riallacciava a ciò che aveva detto di Massimo D’Alema “divisivo” soltanto qualche giorno fa.
Roberto Speranza non è finito sotto la tenda ad ossigeno, ma ha avuto un “coccolino”, perché l’ometto che è precipitato in pochi mesi dalla carica di capogruppo PD alla Camera a quella di scendiletto del leader Massimo di tutti i fallimenti della sinistra, non si aspettava certo una porta in faccia come questa che, almeno per ora, non apre un portone, ma scatena un casino. Interno. In pochi mesi Art.1-Mdp è riuscita nel secondo capolavoro della sua breve e già inutile storia (il primo è stato l’arruolare l’ex viceministra Guerra, un metro e cinquanta di inutlità politica, un’altra di quelle che “la sinistra prima di tutto” e poi faceva i comunicati contro l’Unar insieme ai Vescovi): è riuscita a farsi sbattere fuori dai giochi di coloro che vogliono governare l’Italia e non fingere di volerla governare per farla governare agli altri (sull’argomento vi suggeriamo l’ascolto dell’analisi di Vittorio Lussana sul nostro audioportale Radiogaiaitalia.com)
Sembra essere il triste destino delle forze politiche che nascono per acredini ed odio verso un segretario e non per lavorare su un’idea condivisa di Italia, di governo, di futuro. Art.1-Mdp non ha un progetto politico, ha un progetto anti-Renzi ed è quindi evidente che perde di vista l’obbiettivo politico primario di ogni forza che si rispetti: il governo del paese. Essendo quindi chiaro dall’inizio che Pisapia vuole una coalizione che sia di governo e che Matteo Renzi rivuole il Governo, ecco che i diktat di Roberto Speranza e del povero Pierluigi dei Gziaguari e degli Smacchiatori non possono trovare cittadinanza all’interno dei un progetto che sia “politica” e non “vendetta”.
Mentre Pisapia riesce a dire alcune cose di sinistra (“Inaccettabili 4mila esuberi all’Ilva”), tutto ciò che dice Speranza è “Siamo stanchi di aspettare”. Anche dalle piccole cose si vede di cosa sono fatti i fallimenti. E i falliti che li preparano.
Con tutti i sondaggi che danno Art.1-Mdp al di sotto del 3%, con il Rosatellum all’orizzonte, con Bersani che minaccia di far saltare il governo un giorno sì e l’altro anche – perché la specialità di D’Alema è far saltare governi, parlatene con Romano Prodi – con Fratoianni e SI che a più riprese hanno detto che con D’Alema non solo non si parla, ma nemmeno si chiacchiera, sembrerebbe conclusa la gloriosa epopea politica di Roberto Speranza e dei Signori dei Giaguari. Ora vedremo cosa si inventeranno per rientrare nei giochi… Del resto Renzi è stato chiaro: “I nostri nemici non sono quelli che se ne sono andati”… Quindi andiamo avanti contro i veri nemici. E chi ci ama ci segua.
(8 ottobre 2017)
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