di Giovanna Di Rosa, twitter@gaiaitaliacom
Luigi Di Maio ha già sfoderato il manganello, molti mesi prima delle elezioni e molto prima che se ne conoscano i risultati. Per non sapere né leggere né scrivere (e nemmeno i congiuntivi) il buon Luigino Di Maio ha sfoderato il pugno di ferro del dittatorello venuto dal paesello, son quelli più incazzati, ed ha puntato il forcone: “Se i sindacati non cambieranno ci penseremo noi”, ha tuonato.
Aspettiamo con ansia una nuova lista di proscrizione che riguardi, dopo i giornalisti e dopo i quotidiani online, anche i sindacalisti.
Susanna Camusso si è naturalmente imbufalita. I commenti da agitatore di Di Maio hanno poi ulteriormente riscaldato gli animi, già sufficientemente caldi, di coloro che si oppongono al G7 a Torino, molti dei quali hanno fatto parte della “squadra di elettori”, chiamiamola così, della Sindaca di Torino “Quella Brava”. Dunque il forcaiolo Di Maio convertitosi in garantista per salvare la poltrona di Virginia Raggi (che lui ha voluto in campidoglio) oggi ha recitato la parte del fustigatore di sindacati e di vendicatore dei giovani che non lavorano e che non hanno avuto il culo di incontrare Grillo&Casaleggio al momento giusto e di poter aspirare a guidare un paese così come si guida una 500 (Di Maio era al Lingotto, stiamo in tema) o con la facilità con la quale si organizza una megafesta di compleanno con lo stipendio da parlamentare.
Luigi Di Maio ha dimenticato poi, nel suo delirio che lo fa sentire già presidente del Consiglio che cambierà i connotati del paese dopo che i suoi protetti hanno cambiato i connotati delle città, di essere stato quello che ha promesso il reddito di cittadinanza, una delle tante promesse “bucate” dal M5S insieme a quelle che parlavano di onestà, coerenza e buon governo…
Certo, con il manganello in mano (anzi due: fisico e virtuale) la faccenda cambia completamente di prospettiva e il se “non cambieranno ci penseremo noi”, fa tanto 1922. Pensare che c’è chi si preoccupa delle marce su Roma di Forza Nuova.
Hai visto mai che i veri fascisti stanno da un’altra parte?
(30 settembre 2017)
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