di E.T., twitter@iiiiiTiiiii
Non occorre essere dei profondi conoscitori del mestiere dell’attore, anche se occorre essere dei profondi conoscitori del mestiere dell’attore per parlare dell’Attore, per dichiarare che Elio Germano, protagonista assoluto del film di RaiUno sul grande Nino Manfredi, è stato straordinario. Assolutamente. Non solo per la caratterizzazione del personaggio, riuscitissima nei piccoli gesti che rendono irripetibile un essere umano, sia un artista del palcoscenico o un pulitore di latrine, ma per le grandi capacità dimostrare nell’impersonare tutto l’impersonabile: da Charlie Chaplin ad Arlecchino, all’uomo innamorato della bella Erminia. Il film, omaggio ad uno degli attori più amati del panorama artistico italiano, diretto dal figlio di Nino Manfredi, Luca Manfredi, e girato in stretta collaborazione con tutta la famiglia, ha avuto un solo difetto: è durato troppo poco e ne avremmo voluto di più. Per amore dell’Arte.
Di contorno, per quanto fossero tutti bravi, gli attori che hanno lavorato con Germano. Ma Miriam Leone e tutti gli altri sono fagocitati da una bravura davvero fuori dall’ordinario in una performance che non può essere discussa, se non per invidia.
Rapido il montaggio, per una vita riassunta in poco meno di 120′ che termina con il vero Nino Manfredi chiamato da Canzonissima, che trionfa dal piccolo schermo (sotto lo sgaurdo commosso del padre) che ai tempi creava miti che erano artisti. Non cialtroni che si credono miti.
Qualora stiano pensando, i signori di RaiUno, ad una seconda parte, sappiano che ci faranno felici.
(26 settembre 2017)
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