di Emilio Campanella, #Venezia74
La Biennale di Venezia, 30 agosto | 9 settembre 2017, diventa la 74ª Mostra Internazionale di Arte Cinematografica.
Già da giorni fervevano i lavori in attesa dell’inaugurazione di oggi (ieri, 30 agosto, ndr) e in Piazzale S. Maria Elisabetta, al Lido naturalmente, era comparso un cubo di compensato, dall’approvazione popolare non ricompensato, un cubo abbandonato, un dado desolato che una mattina ci è apparso blu notte, con su la scritta Esterno Notte ed il programma delle proiezioni a Venezia. In zona cinema ci si muove fra parallelepipedi blu… Lo stesso blu con un riquadro rosso, ed un cubo rosso, quello della Sala Giardino: il rosso ed il blu, faranno la gioia dei tifosi genoani, ma con il Palazzo del Cinema bianchissimo, con molte lampade (gli annosi cuori che lo decoravano sino allo scorso anno, sono scomparsi, solitari e spezzati, forse come sono volati via i tanti leoni invecchiati, da tempo non più dorati) e comunque, a pensarci bene i tre colori possono far pensare ad un omaggio alla Francia… chiederemo lumi.
Intanto ieri, a Mostra non ancora iniziata, ci si aggirava in un hard discount, fra casalinghe variamente inquiete, bimbi recalcitranti e mariti (?) infastiditi dove un signore agiva fiero del suo pass di accreditato, festivalier trionfante, cinéfile bulimico e vagamente incompreso, in quel luogo.
Il programma della kermesse si è aperto con il film in concorso di Alexander Payne: Downsizing, che può essere definito un dignitoso inizio di festival. La situazione del pianeta è preoccupante, ed in questo il film è di grande attualità. Uno scienziato, dopo anni di tentativi, riesce a portare a compimento un processo grazie al quale gli esseri viventi possono essere ridotti drasticamente di misura. Per capirci, una persona di 180 cm verrebbe ad avere una statura di dodici. Rivoluzionario e con grandi vantaggi di riduzione dell’impatto umano sul pianeta, ovviamente… Le cose non sono semplici, ma procedono; molti si lasciano convincere e miniaturizzare vivendo in città della dimensioni di plastici per i treni elettrici. Bisogna dire che il film è molto curato ed a modo suo credibile, nella sua ipotesi. Gli incontri fra “giganti” e “piccoli” sono resi con grande attenzione formale e drammaturgica. Il film ha una buona tenuta pur nei suoi centotrentacinque minuti cui gioverebbe una sforbiciata qua e là. Fra i tanti, ma non tantissimi, si lascia convincere Paul (Matt Damon), un brav’uomo dalla vita non riuscitissima, che al risveglio viene a sapere che la moglie ha ceduto all’ultimo momento e lo ha lasciato solo… sbarcherà il lunario tristemente, conoscerà il vicino di sopra (Christoph Waltz), simpaticamente maneggione, con un piede in un mondo ed uno nell’altro per i suoi traffici non pulitissimi. Faranno tutti un viaggio in Norvegia per visitare la prima comunità miniaturizzata insieme con una dissidente vietnamita rimpicciolita per punizione e viva per miracolo. La ragazza (Hong Chau) oltre ad essere in un gruppo di colf, si occupa di tutti i diseredati che le stanno accanto – infatti vedremo che il mondo lussuoso ha il suo rovescio cui si accede con un vecchio autobus attraverso un angusto tunnel in un altissimo muro che divide i poveri dai ricchi.
Il film è scenograficamente prezioso e suggestivo e le parti scientifico-sanitarie sono di notevole effetto e molta intelligenza. Non mancano spunti ironici che hanno permesso ai soliti di sganasciarsi, alla prima proiezione per la stampa. Siccome la situazione precipita e lo scioglimento dei ghiacci provocherà l’avvelenamento di tutto il pianeta, a causa del metano, lo scienziato folle, eh beh sì, pazzo lo è, anche se gentile e pacato, convince tutti a lasciare il mondo di superficie per poter sopravvivere in un organizzatissimo sotterraneo. Paul sta per fare un’ulteriore scelta senza possibilità di ritorno, salvo poi cambiare idea appena in tempo e ritornare fra le braccia della ragazza vietnamita con la quale il rapporto è ormai chiaro. Continuerà ad aiutarla nel suo compito umanitario… Un finale a modo suo ottimistico nei confronti dei valori della solidarietà, per quanto a tre quarti, fa perdere al film un po’ di mordente. Comunque interessante la coppia Yankee/vietnamita… Qualche decennio fa non si sarebbe neppure riusciti a pensarla.
Avverto che la sigla della Mostra è, finalmente cambiata, e cita anche La La Land… e te pareva!
(31 agosto 2017)
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