di Lorenza Morello twitter@Lorenza_Morello
L’ultimo ricordo che ho di Barcellona è una giornata di luglio assolata in cui, insieme a una persona importante che ora non c’è più, venimmo travolti da una pioggia estiva. La strada si riempì d’acqua che straripava da ogni lato, e ci rifugiammo in un locale, bagnati e allegri, a bere vino tinto accompagnato da patanegra, in attesa che spiovesse. C’era la gioventù, la vita che pulsava nella vita e nelle vene. La vita che tutti vorremmo.
Apprendere ciò che è accaduto oggi è per me l’ennesimo triste allarme che un certo mondo è una certa concezione della vita sono finiti. E che ciò per cui la civiltà occidentale ha tanto lottato rischia di essere annientato da una lotta senza quartiere. La politica estera deve pertanto riscoprire il proprio ruolo non solo diplomatico ma anche di difesa reale dei territori, dei valori e delle culture. Difendere un valore significa anche reagire con forza agli attacchi, cosa che non stiamo facendo. Stiamo chiedendo “Scusi, la potrebbe smettere, per cortesia?” a chi entra in casa nostra con la forza e sgozza, travolge, annienta tutto ciò in cui crediamo. Dobbiamo pretendere uno Stato ed un’Unione Europea che la smettano col perbenismo e che ci facciamo sentire che loro per primi credono nei nostri valori, e che sono pronti a difenderli davvero.
(18 agosto 2017)
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