di Giancarlo Grassi, twitter@gaiaitaliacom
Eccoli là sull’autobus a Rimini, in tempo di vacanze, lei 19enne, lui 22enne. Una mano si infila abile e silenziosa in una borsa e ne estrae un cellulare. La proprietaria, una donna africana che aspetta un bambino, se ne accorge e chiede che il cellulare le venga restituito. Ne nasce un diverbio che alla fermata successiva diventa aggressione: la donna africana viene spintonata fuori dall’autobus. E’ l’africana l’oggetto dell’odio razzista di lei e lui coppia bianca con tutti i diritti: partono calci e pugni, calci diretti all’addome rigonfio della donna. Che è incinta. Lei si protegge il ventre con le braccia per difendere il suo bambino: “Ti facciamo abortire negra di m…” dicono i due esempi di perfetto italiano moderno, incolto, razzista e fascista.
Tutto quello che segue è prassi, con una novità. Gli insulti razzisti e le offese alla donna, minacce incluse, proseguono anche di fronte alla Polizia che li arresta. I due rappresentanti della gentaglia che non ha più rispetto per niente, per nulla, per loro stessi, per gli altri, per la convivenza civile. “Negra di m… ti faccio abortire”, “Tornatevene a casa negri di m….”. Credo che emigrerò. Con il mio compagno. Che è un negro. Guarda un po’.
Racconto l’episodio mentre scrivo questo articolo, a qualcuno che mi è vicino. Mi risponde: “Ero certa che sarebbe successo. Sono troppi…”, si accorge che è meglio non finire la frase. E’ una mia famigliare. E mi fermo qui.
Eccolo il mondo che ci siamo costruiti.
(17 agosto 2017)
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