di Giovanna Di Rosa
Premetto che non ho particolare simpatia per Modena, cittadina emiliana affogata dal suo benessere e dal suo perfettinismo, né per i suoi abitanti che trovo poco simpatici, fintamente cordiali e un po’ tronfi; saranno i ricordi universitari, che non portano mai bene. Sta di fatto però che bisogna dire ciò che è vero, e cioè che Modena è portatrice di alcuni gioielli che sono di esempio e devono continuare ad esserlo: la città funziona perfettamente, la gestione – e quindi l’amministrazione – della città sono fatte con serietà da gente che sa governare e quando decide di muoversi per appoggiare un evento lo fa esattamente come va fatto. Senza un solo problema. Si tratti del Pavarotti & Friends, di Vasco Rossi o di qualsiasi altro.
Indirettamente – siamo certi che il Sindaco di Modena non pensava a questo quando ha organizzato come organizzano le macchine da guerra il concerto-evento di Vasco Rossi – la poco simpatica cittadina emiliana ha dato una lezione indimenticabile a Chiara Appendino dei 1526 feriti ed 1 morto che continua ad arrampicarsi sugli specchi delle presunte colpe di Piero Fassino, per dimenticarsi di essere indagata e di cominciare ad avere sul groppone una serie impressionante di denunce di vittime e parenti della vittime. Utilizzando il metro di Appendino la serata di Modena che ha visto 240mila persone in una città che conta circa 200mila abitanti tra residenti e non si sarebbe dovuta trasformare in una Waterloo, invece tutto è andato liscio come l’olio. Sono più bravi a Modena che a Torino? Non lo sappiamo, perché è facile venire tacciati di essere quelli che giocano a sostenere un colore politico più che un altro, ma ciò che si è visto è che l’amministrazione modenese e l’organizzazione hanno pensato a tutto. E tutto è andato liscio. Anche per quello il concertone di Vasco Rossi rimarrà nella storia del rock.
Il concerto? Non ce ne frega niente del concerto. Non amiamo Vasco Rossi e non amiamo da tempo immemore i musicisti e cantantucoli che salgono sul palco a fanno gridare il pubblico al grido di “Siamo nella leggenda”, perché leggende non ce ne sono quasi più. Ciò che è rimasto è la leggenda di essere nella leggenda, come dimostrano gli insulsi post sui social di stamane (2 luglio, ndr), dei soliti politici che utilizzano gli slogan altrui per perpetuare quella che pensano essere la loro leggenda. Certo tra Vasco Rossi dal vivo e l’insulsa serata di Rai1 con Bonolis, è evidentemente meglio la prima opzione…
(2 luglio 2017)
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